Un pianista di fama internazionale arriva in città per tenere un concerto ma presto si ritrova coinvolto nella vita di Sophie e di suo figlio Boris, oltre ad essere cercato da molti cittadini per avere la sua opinione sulla loro vita privata.
Gli inconsolabili è un romanzo del Premio Nobel Kazuo Ishiguro dove ritroviamo alcune tematiche tipiche della sua produzione, in primis quel confine sfumato tra reale e surreale.
In effetti, non ci sono in tutta la narrazione dei punti di riferimento: la trama è confusa e poco lineare, mentre l’ambientazione non è identificata ma rimane sbiadita, onirica, come se fosse solo un riflesso della mente. L’hotel in cui il signor Ryder è ospite è spesso deserto; passeggiando in città si ritrova in strade improvvisamente desolate, buie e quasi sperdute in aperta campagna; i giri in macchina si risolvono nell’atrio dell’albergo; la persona che sta seguendo svanisce dietro l’angolo e, viceversa, misteriose figure sbucano dal nulla. I personaggi che il protagonista incontra – dal direttore dell’albergo, al figlio di questi, ad una vecchia compagna di studi, al direttore d’orchestra, al fattorino – tutti hanno una richiesta da fargli, una promessa da strappargli.
E lui, in preda a una stanchezza psichica, si lascia trascinare, promette, si rende disponibile. Senza però riuscire mai a portare a termine felicemente il compito per cui viene interpellato o il discorso che deve tenere in pubblico. Viene più volte chiamato a mettere una buona parola ma poi immancabilmente viene interrotto e riesce sì e no a blaterare qualcosa di insignificante.
Come se non bastasse, mentre tutti sono ripiegati sul loro passato, il signor Ryder sembra essere vittima di amnesia: la sua memoria è annebbiata, e solo di tanto in tanto ricorda di aver partecipato a una conversazione, di aver presenziato a un evento, di avere già fatto la conoscenza di questo o quel personaggio. In più ci sono una donna e un bambino che a quanto pare sono la sua famiglia, una famiglia che per i troppi impegni ha trascurato.
Tutto questo fa pensare a un lungo sogno di cui il signor Ryder, il pianista tanto atteso, è protagonista e allo stesso tempo vittima.
Le cose, in fondo, non erano andate così male. Nonostante le delusioni riservatemi da questa città, non c’era dubbio che la mia presenza fosse stata grandemente apprezzata – come in tutti gli altri posti in cui ero stato fino a quel momento.
Insomma, l’inizio del libro spiazza a dir poco, e non è facile farsi un’idea di quello che sta succedendo e mentre, il protagonista si fa sballottolare da una parte all’altra rimanendo imperturbabile, noi lettori sentiamo montare l’irritazione nel vedere il personaggio buttato giù dal letto, manipolato, coinvolto in questioni di famiglia che non lo riguardano. Basti pensare che è costretto a partecipare a un banchetto notturno in vestaglia e pantofole.
In più tutti i personaggi sembrano trascinarsi dietro macigni psicologici impressionanti, frutto di un’incomunicabilità che li accomuna: genitori e figli che non si parlano da anni; mariti e mogli che non hanno più nulla da dirsi e aspettano che il matrimonio arrivi al capolinea; ex coniugi desiderosi di ritrovarsi per invecchiare insieme. Tutti loro hanno una ferita che li logora e che li rende irrimediabilmente infelici. Sono loro gli inconsolabili del titolo.
Leggendo questo romanzo il mio giudizio è stato altalenante: se alcune storie le ho trovate coinvolgenti e le ho seguite con vivo interesse, altre mi hanno un po’ annoiato. Un racconto surreale che per certi versi ricorda le dinamiche di Non lasciarmi ma, se nel romanzo precedente siamo ampiamente nell’ambito della fantascienza e della distopia, qui non si è di fronte a un genere narrativo ben definito. A mio avviso, l’unico difetto di questo libro è che è troppo lungo!