Michaela, detta Mickey, è una poliziotta che pattuglia le strade di Kensington dove spacciatori e prostitute si muovono indisturbati. Tra questi c’è Kacey, sua sorella minore, che vende il suo corpo per potersi pagare una dose. Quando però vengono trovate morte alcune prostitute, Mickey si mette alla ricerca di sua sorella, scomparsa da un po’ dalla circolazione.
I cieli di Philadelphia è un romanzo della scrittrice Liz Moore di cui ho apprezzato moltissimo la sua opera prima, Il peso. Anche in questo caso l’autrice va a scovare una storia drammatica di incomprensioni e incapacità di comunicare il proprio disagio e lo fa inscenando una conflittualità tra sorelle dalle conseguenze imprevedibili.
Come se non bastasse, la Moore cala la sua storia in una realtà (quella della strada con le sue marchette e le sue regole immutabili) che negli Stati Uniti è all’ordine del giorno, smascherando il marcio che si annida nelle trame apparentemente più rispettabili della società.
Il romanzo è costruito su un ben congegnato alternarsi di presente e passato, e questo permette di ricostruire i trascorsi delle due sorelle, dalla perdita prematura della loro madre all’infanzia vissuta in casa della nonna Gee, all’adolescenza difficile di Kacey e alle scelte che l’hanno portata sulla cattiva strada.
Seppur legate da un legame fortissimo, le due sorelle sono diversissime: tanto Mickey è responsabile, quanto Kacey è imprevedibile e propensa a infilarsi sempre nei guai. Ciò non toglie che sono unite da un legame indissolubile e dovranno trovare la chiave per recuperare un rapporto ormai minato dalla sfiducia reciproca.