Madeleine sta seguendo il feretro di suo padre, il potente banchiere Péricourt, quando suo figlio Paul cade da una finestra e resta paralizzato. La vita per lei si fa improvvisamente più difficile e dovrà trovare il modo di farsi valere tra gli squali che vogliono approfittare della sua condizione di donna sola e molto ricca.
Secondo capitolo della trilogia che Pierre Lemaitre ha ambientato nella Francia del primo dopoguerra, I colori dell’incendio inizia laddove si era interrotto Ci rivediamo lassù seguendo le vicissitudini di un personaggio minore del libro precedente, Madeleine Péricourt, la sorella di Édouard.
Si potrebbe dire che il romanzo racconta la storia di una vendetta – d’altronde è evidente il debito letterario verso Il conte di Montecristo – ma è molto di più: è un romanzo di formazione e di avventura insieme.
Madeleine è un’eroina, vissuta nel lusso ma tutt’altro che sprovveduta: la sua è una mente brillante, in grado di ordire un piano machiavellico. Caduta in disgrazia in un momento molto delicato della sua vita, è decisa a vendicarsi di chi avrebbe dovuto fare i suoi interessi ma tramava per darle il colpo di grazia. La ragazzina viziata, cresciuta all’ombra del padre, quella che tutti credono di poter mettere nel sacco, è diventata una donna forte, sicura di sé e conscia di voler raggiungere i suoi obiettivi a qualunque costo, usando metodi leciti e meno leciti.
La sua è una riscossa che trova il pieno consenso del lettore che, insieme a lei, gongola ad ogni piccola vittoria.
La sua morale e gli scrupoli che provava la spingevano a desistere, mentre la collera e il risentimento la inducevano a farlo.
Cedette al rancore, come sempre.
Meno sentimentale del precedente romanzo – benché non manchino momenti toccanti – questo I colori dell’incendio ha molte più affinità con il genere thriller che gli affezionati di Lemaitre conoscono ormai alla perfezione: suspense, colpi di scena e perfino qualche caccia all’uomo. Insomma si riconosce la penna di chi ha fatto del noir la sua nota stilistica, di chi sa costruire trame avvincenti di sicuro effetto.
Inoltre, non si può non lodare l’analisi psicologica dei personaggi curata nel dettaglio: di ciascuno scopriamo gli aspetti più torbidi, i voltafaccia, i cambi di strategia ma anche il lato più umano con tutto il corredo di rimorsi e di rimpianti.
L’unica difficoltà che mi sento di segnalare è la presenza di comparse dall’importanza trascurabile e che ricompaiono quando ormai la mente li ha cestinati. Ma chissà che non siano proprio loro i protagonisti del terzo e ultimo capitolo della saga. Staremo a vedere…