Elwood Curtis è un ragazzo nero che nel giorno in cui deve presentarsi al college accetta un passaggio su un’auto rubata e finisce alla Nickel, un riformatorio dove i ragazzi sono vittime di violenze inaudite ad opera dei loro carcerieri.
I ragazzi della Nickel, secondo romanzo dello scrittore americano Colson Whitehead a meritare il Premio Pulitzer, porta l’attenzione su un’altra realtà degli orrori rimasta per troppo tempo nascosta all’opinione pubblica.
La storia, seppur romanzata, prende spunto dalla vicenda della Arthur Dozier School for Boys, un riformatorio in Florida chiuso nel 2011 dopo che degli scavi sul terreno circostante hanno portato alla luce una serie di corpi non identificati.
Da qui prende spunto lo scrittore americano per raccontare la storia di Elwood, un ragazzo nero che vuole a tutti i costi andare al college e ha per mito ispiratore Martin Luter King. Un tipo sveglio, un lavoratore instancabile che non perde occasione per immergersi in un buon libro. Siamo negli anni Sessanta e il movimento in difesa dei neri è solo alle prime battute, mentre dilaga un forte spirito razzista e si assiste alle prime lotte civili.
Elwood sogna un mondo migliore, una società dove regni l’uguaglianza, dove un nero sia libero di sedere in qualsiasi bar, o semplicemente di prendere un taxi senza rischiare di essere malmenato. Per realizzare il suo sogno deve prima studiare e lavorare sodo, ma per una pura fatalità viene arrestato.
Per un nero, farsi trovare su un’auto rubata non ha scusanti, non c’è avvocato che tenga, non c’è giudice disposto ad ascoltare la tua versione dei fatti. E così Elwood finisce alla Nickel Accademy, un riformatorio dove incontra ladruncoli di ogni genere, ragazzini scoperti a praticare sesso omosessuale, tipetti difficili o semplicemente quelli che non hanno una famiglia alle spalle che possano prendersene cura. Ragazzi la cui improvvisa scomparsa non desta il benché minimo sospetto, perché non c’è nessuno a battersi per sapere la verità o per richiedere indietro il corpo.
Tenendo la testa bassa, manovrando con cautela per arrivare senza incidenti all’ora in cui si spegnevano le luci, si era illuso di avere prevalso. Di essersi dimostrato più furbo della Nickel perché tirava avanti e si teneva fuori dai guai. In realtà era stato rovinato. Era come uno di quei neri di cui parlava il Dotto King nella lettera dal carcere, così arrendevoli e sonnolenti dopo anni di oppressione che si erano adattati alla loro condizione e avevano imparato a dormirci dentro come nel proprio letto.
Un istituto di correzione tra le cui pareti avvengono torture inaudite. E tra violenze sessuali, umiliazioni, pestaggi e improvvise sparizioni, i ragazzi della Nickel riescono a ritagliarsi dei momenti di normalità e imparano cos’è l’amicizia, scoprono l’importanza della solidarietà.
Un romanzo davvero imperdibile, in cui la scrittura pulita, coinvolgente e mai fintamente lacrimosa accompagna il lettore in una vicenda che è doveroso conoscere e ricordare.