Earn, Cora e la loro figlia tredicenne Leni si trasferiscono in Alaska per provare a ricominciare da capo dopo che Earn, tornato dalla guerra in Vietnam, dà spesso segni di irrequietezza e violenza. La loro nuova vita avrà dei risvolti molto positivi nella crescita di Leni, ma altrettante delusioni e sofferenze.
Dopo il bestseller L’Usignolo, Kristin Hannah torna in libreria con un libro altrettanto promettente: Il grande inverno. La storia è incentrata sui rapporti interpersonali, non solo quelli propriamente familiari ma anche quelli che si creano vivendo all’interno di una piccola comunità, dove la solidarietà è indispensabile per la sopravvivenza.
Per Leni e sua madre arrivare in Alaska è l’ennesimo nuovo tentativo di ricostruire la famiglia di Prima – prima che la guerra del Vietnam e la prigionia trasformassero Earl in un uomo violento, irascibile, paranoico. E se all’inizio tutto sembra andare per il verso giusto, con il tempo le cose tornano a precipitare.
Questo Stato, questo posto, è diverso da tutti gli altri. È meraviglia e orrore, salvezza e distruzione. Qui, dove la sopravvivenza è una scelta da compiere in continuazione, nel luogo più selvaggio d’America, ai margini della civiltà, dove l’acqua in tutte le sue forme può uccidere, scopri davvero chi sei.
L’autrice parla di sentimenti in tutte le varianti: l’amore giovanile che fa venire le farfalle nello stomaco, quello passionale tra due adulti innamorati, quello malato di chi ferisce e quello caritatevole di chi sopporta in silenzio. Non lesina grandi esempi di amicizia e solidarietà, di affetto materno e filiale, ma su tutto aleggia lo spettro della violenza domestica.
Il romanzo è ambientato in un’Alaska fredda e inospitale, ricoperta da un manto di neve e avvolta dalle tenebre per quasi tutte le ventiquattro ore giornaliere, un posto dove gli orsi e i lupi sono in agguato, che richiede grande forza d’animo e intelligenza, altrimenti il secondo errore potrebbe essere quello fatale. Ma è anche un luogo magico pervaso da una bellezza selvaggia e ancestrale, illuminato dalle aurore boreali e dai laghi ghiacciati su cui si specchiano le stelle. Ed è proprio la descrizione del paesaggio il valore aggiunto del libro: ambientato in una qualunque cittadina di provincia, la stessa storia avrebbe avuto solo il sapore del melodramma lacrimevole.
Indubbiamente Kristin Hannah ha uno stile emozionante che sa colpire le corde giuste ed entrare in empatia con il lettore. Infatti, anche se ho trovato la storia a tratti poco credibile, nei momenti di maggior pathos mi ha commosso davvero.
Anche se considero Il grande inverno inferiore a L’Usignolo, credo che questa scrittrice sia molto talentuosa e che valga la pena tenere d’occhio le sue prossime uscite.