Un romanzo in cui tutto è improbabile, a cominciare dai nomi dei protagonisti: Zoïle, impiegato di una società elettrica con la passione per l’Odissea; Astrolabe, splendida ragazza che si prende cura di Aliénor, scrittrice di successo che soffre di una curiosa forma di autismo. Affascinato da Astrolabe e infastidito da Aliénor, Zoïle inizia a frequentare le due donne cercando di insinuarsi in questa strana coppia. Un viaggio psichedelico è la bizzarra tecnica di seduzione messa in atto dal giovane per conquistare la bella ma l’esito sarà disastroso, in tutti i sensi…
Negli aeroporti, quando passo al controllo, mi innervosisco come tutti gli altri. Non è mai successo che non facessi scattare il famoso “bip”. Così ho sempre diritto al pacchetto completo: mani maschili mi palpano dalla testa ai piedi. Un giorno non ho potuto impedirmi di dire loro: “Credete davvero che farei esplodere l’aereo?” Pessima idea: mi hanno costretto a spogliarmi. È gente priva del senso dell’umorismo. Oggi, passo al controllo e mi innervosisco. So che farò suonare il bip e mani maschili mi palperanno dalla testa ai piedi. Ma farò esplodere davvero l’aereo delle tredici e trenta.
Comincia così il diciottesimo romanzo di Amelie Nothomb, ambientato a Parigi.
Il viaggio d’inverno racconta la storia di Zolie, impiegato della EDF, che si innamora della bella Astrolabe, agente letteraria. Deciso a conquistarla, le scrive lettere e comincia a frequentarla. Sopporta in silenzio il fastidio che prova per la presenza costante della migliore amica di Astrolabe, una scrittrice affetta da autismo a cui la giovane agente ha deciso di dedicarsi completamente. Zolie cerca di entrare con ogni mezzo in questo indissolubile duo femminile senza molto successo: nel gelo dell’appartamento delle due donne sperimenterà vari livelli di frustrazioni che lo condurranno a prendere una decisione fatale.
Ancora una volta Amelie Nothomb ci parla di amore e di morte – come in Causa di forza maggiore pubblicato nel 2008 – e lo fa attraverso il dialogo interiore di un uomo con la sua coscienza, a partire da un memoriale destinato a scomparire con lui e attraverso la manifestazione dell’umano desiderio di entrare in contatto con i propri simili: esperienza che disattende le aspettative e quindi inevitabilmente dolorosa.
Ma come in tutti gli altri romanzi della Nothomb, la morte non è raccontata con tragicità; la tagliente ironia è la cifra stilistica che più la rappresenta. I dialoghi sono fulminanti e creano nel lettore una forte sensazione di incompiutezza.
E in questo senso lo stile di Amélie Nothomb è incisivo, impietoso e crudele.
Qualche anno fa Amelie disse in un’intervista: Un lettore vero è chi si immerge talmente nella lettura di un testo da uscirne cambiato, che si pone nei confronti del libro in uno stato di disponibilità profonda.
Disponetevi al piacere, dunque, e buona lettura.