Fiona Maye è una donna che ha dedicato la sua vita al lavoro, ha rinunciato alla maternità e alla soglia dei sessant’anni si trova a gestire una crisi matrimoniale davvero inaspettata. A complicare la situazione, l’arrivo di Adam, un ragazzino Testimone di Geova che rischia di morire perché rifiuta una trasfusione di sangue.
Dalla trama esile ma di sicuro effetto, La ballata di Adam Henry di Ian McEwan ruota attorno alla dicotomia tra vita privata e scelte professionali, tra il compito di moglie e quello di rappresentante della legge.
Il giudice dell’Alta Corte britannica Fiona Maye è chiamata a deliberare in merito a casi di difficile valutazione: due gemelli uniti alla nascita, la cui separazione provocherebbe la morte del più debole; l’affido di due bambine ebree i cui genitori sono entrambi inaffidabili; la situazione di una bambina che il padre vuole crescere in Marocco secondo la religione musulmana contro il volere della madre.
Fiona è abituata a prendere decisioni per altri, decisioni scomode che in un modo o nell’altro cambieranno la vita di chi entra nella sua aula. Ma è quando sul suo tavolo arriva il caso di Adam Henry che anche la sua di vita subisce un forte scossone. Il ragazzo è in un letto di ospedale, è malato di leucemia ma rifiuta una trasfusione di sangue perché è Testimone di Geova. Gli mancano solo pochi mesi per raggiungere la maggiore età ma tanto basta perché non sia lui a poter scegliere della sua vita e della sua morte e secondo gli avvocati i suoi genitori potrebbero essere dei fanatici disposti a sacrificare il figlio sull’altare della fede.
Ma quello di Adam non è un caso come tutti gli altri.
Dalla scorza apparentemente dura, Fiona è in realtà una donna che si porta a casa il peso delle decisioni prese, e sono proprio quelle decisioni che in più occasioni le hanno fatto trascurare suo marito Jack che ora, a sessant’anni compiuti, le chiede il permesso di una scappatella extraconiugale.
In quanto a Adam, è un ragazzo dalle spiccate doti artistiche, dotato di un’intelligenza sorprendente per un diciassettenne. Ma la sua fede gli impedisce la vita e lui è deciso a fare la volontà di Dio a qualsiasi costo.
Un bambino non è mai un’isola. Aveva pensato che le sue responsabilità non andassero oltre le mura dell’aula. Ma che assurdità era mai questa? Adam era venuto a cercarla, chiedendo quello che volevano tutti e che soltanto l’umana libertà di pensiero e non il soprannaturale aveva da offrire. Un senso.
Fiona e Adam vivono per motivi diversi un periodo di solitudine, di incertezza per il futuro e di grande fragilità che in qualche modo li avvicina e li rende complici. Da una parte ci sono il buon senso, la rispettabilità, la maturità; dall’altra la giovinezza, l’ingenuità e l’illusione che tutto sia possibile, basta volerlo. Non ci può essere un punto d’incontro tra due visioni così agli antipodi. O forse sì?
Dopo essermi innamorata di McEwan con Nel guscio, ecco un altro capolavoro che consiglio vivamente, un libro più impegnativo e che dà ottimi spunti di riflessione.