“Sei così bello” gli aveva detto un giorno Andrée “che mi piacerebbe fare l’amore con te davanti a tutti…” Quella volta Tony aveva avuto un sorriso da maschio soddisfatto: perché era ancora soltanto un gioco, perché mai nessuna donna gli aveva dato più piacere di lei. Solo quando il marito di Andrée era morto in circostanze non del tutto chiare, e Tony aveva ricevuto da lei il primo di quei brevi, sinistri biglietti anonimi, solo allora aveva capito, e aveva cominciato ad avere paura.
A volte, in libreria succedono cose che non mi aspetto, come la scoperta piacevolissima di un romanzo di Simenon che nulla ha a che fare col commissario Maigret, perché Simenon non è solo Maigret.
Il titolo ha un certo fascino, mi cattura subito: La camera azzurra (traduzione dal francese La chambre bleue). È di Adelphi, ben nascosto dietro tanti altri libri della stessa casa editrice, nell’angolo di uno scaffaletto dove devi abbassarti un po’ per scoprire cosa c’è.
Lo prendo e lo tiro fuori, dandogli la luce che merita; l’immagine in copertina – labbra femminili, nemmeno troppo carnose, disegnate a matita – evoca sensualità.
In un gesto istintivo faccio scorrere velocemente tutte le pagine, una volta, due, in entrambi i versi, senza leggere una sola parola, neanche quelle di introduzione al testo, per non subire condizionamenti. Lo guardo, più o meno attentamente; lo rimetto a posto, ma non nel suo angolo buio. Vado via.
Per diversi giorni ripenso a quel titolo. Quindi, sì, decido di leggerlo. E, come il mio solito, aspetto sera per iniziarne la lettura a letto, alla luce fioca del lume.
«Ti ho fatto male?»
«No»
«Ce l’hai con me? »
«No»
Domande, tante. È questo l’incipit di una storia incredibilmente bella, che mi ha colpito per la grande maestria e la potenza creativa dell’autore, lasciandomi alla fine sazio di piacere. Un romanzo in cui prevalgono alla massima intensità amore ed erotismo, bugie e reticenze, paure e sensi di colpa, drammi esistenziali e spietatezza.
L’architettura narrativa del testo si caratterizza non solo per la bellezza della storia, raccontata magistralmente con grande semplicità linguistica ed eleganza, ma anche per i dialoghi, così forti e profondi, così veri da lasciar intendere quanta sensibilità d’animo ci fosse in Simenon.
Alcuni dialoghi e certe descrizioni, soprattutto nella parte iniziale che vede i due amanti in segreto tra le pareti azzurre della stanza d’albergo, sono di una bellezza inaudita e perciò indimenticabili. C’è armonia in quelle parole, come versi di una poesia.
Non di meno, la magistralità nell’uso di vari registri linguistici come pure nel passaggio continuo tra diversi momenti temporali ne fanno, secondo me, un autentico capolavoro.
Il libro, una volta terminato, l’ho chiuso e riaperto più volte perché, credetemi, è insopportabilmente bello.
Se fossi un libraio, gli darei lo spazio che merita, un posto d’onore.