La famiglia Casadio vive da sempre nel Borgo di Stellata ma quando Giacomo si innamora della zingara Viollca e la sposa, il loro sangue si mischia con quella della tribù gitana. La loro numerosa progenie sarà composta per metà da sognatori e per metà da veggenti con bizzarre capacità sensitive.
La casa sull’argine della scrittrice mantovana Daniela Raimondi è una saga familiare che si dipana lungo un arco temporale di due secoli e attraversa le vicende principali della storia italiana. Filo conduttore è quella casa sull’argine del Po che dà il titolo al romanzo.
Ricordati che, se non li teniamo a freno, i sogni finiranno per portarci una tragedia peggiore di tutte le disgrazie che ci sono capitate. Lo ha visto nelle carte quella nostra antenata, la zingara, e lei non si sbagliava mai.
Il romanzo è indubbiamente scritto bene, ma a volte ho trovato difficoltà a seguire le vicende di alcuni personaggi. Tanti, troppi anche per una saga familiare lunga duecento anni. Mentre alcune storie vengono trattate accuratamente e i protagonisti di queste risultano delineate a tutto tondo, altre vicende sono solo accennate ed è inevitabile che finiscano nel dimenticatoio nel giro di poche pagine.
La casa sull’argine viene spesso paragonato dai lettori a I leoni di Sicilia, ma onestamente non ritengo questo romanzo all’altezza della storia dei Florio perché manca di quella profondità che ha contraddistinto la più famosa saga familiare del momento.