Mogli insoddisfatte, zitelle inacidite, una prostituta che ha rinnegato una figlia e si vedrà ripagata della stessa moneta, una diva che ha perso il suo charme, una donna chiusa nel suo ruolo di moglie e di madre ma che ha rinunciato alla passione amorosa.
Ne La commedia borghese, la Némirovsky raccoglie quattro racconti nell’ottica di una trasposizione cinematografica, motivo per cui la scrittura non è piena come nella produzione dei romanzi, ma si presta a fotografare le immagini sulla scena senza tanti cavilli letterari. D’altronde è l’autrice stessa ad avvisare che il cinema e il racconto esigono sobrietà.
Quello che ne esce è una serie di quadri in cui l’occhio dell’inquadratura – attraverso la penna della scrittrice – va a stringersi sulle singole scene per poi tornare a una ripresa dall’alto, come per immortalare la visione d’insieme. Dal particolare all’universale e viceversa, con descrizioni ridotte all’osso così da lasciare che la caratterizzazione dei personaggi venga fuori solo dalle loro azioni.
Le storie narrate rispecchiano le scelte tematiche della Némirovsky ma non si può dire lo stesso dello stile che francamente ha poco a che fare con la scrittura evocativa ed emozionante delle opere più mature – teniamo conto che questa raccolta risale al 1934, subito dopo la trasposizione cinematografica di David Golder, quando cioè l’autrice si stava appena affacciando al mondo letterario dell’epoca.
Diciamo che la stesura di questi racconti è più simile alla sceneggiatura di quattro pièce teatrali e per darne un giudizio complessivo andrebbero visti messi in scena. Onestamente, così, sulla carta, non rendono granché.
Dove invece si riconosce il tocco della scrittrice è nell’aura di malinconia che pervade tutte le situazioni. Le donne de I fumi del vino, Film parlato, Ida e La commedia borghese risultano perfettamente inserite nel loro ambiente (nella famiglia, a teatro, nel bar) ma nascondono segreti e rimpianti che le rende irrimediabilmente infelici.
Alcune immagini che gli anni sono riusciti a ricoprire d’oblio come di una cenere nera e consistente, ma che non sono mai state completamente cancellate, che hanno dormito per cinquant’anni e più in fondo al suo cuore, ben al riparo, molto tranquille, eccole risalire lentamente dal passato.
Il mondo femminile dei primi anni del Ventesimo secolo viene scandagliato in tutti i suoi aspetti, rimandando a noi lettori un quadro tutt’altro che rassicurante.