Agli inizi del Novecento, David Karnovski si trasferisce in una Berlino “illuminata”, dove assiste agli scombussolamenti che travolgono l’Europa: la prima guerra mondiale e l’ascesa del nazismo. Suo figlio Georg consolida la sua posizione divenendo un medico illustre e suo nipote Jegor dovrà sopportare il peso di essere il frutto di un’unione mista.
La famiglia Karnovski di Israel Joshua Singer è una saga familiare che mette a confronto tre generazioni di uomini – David, Georg e Jegor – ma più ancora tre modi di intendere e di vivere la fede religiosa.
David, il capostipite, è un uomo tutto d’un pezzo, che sceglie di trasferirsi dall’antiquata Polonia in una Berlino moderna, brulicante di ideologie religiose e filosofiche e, perciò, culturalmente molto stimolante; Georg è un medico affermato e ben inserito nella società, ma non è osservante e la decisione di sposare una cattolica lo rende malvisto agli occhi del padre; infine c’è Joachim Georg (per tutti Jegor), che vede proprio nella religione paterna una macchia indelebile, un motivo di vergogna di fronte al mondo intero. È proprio la storia di questo terzo esemplare della famiglia che tocca maggiormente le corde emotive del lettore.
Siamo negli anni dell’ascesa nazista e gli ebrei sono costretti a subire minacce, soprusi e umiliazioni e il giovane Jegor proverà sulla sua pelle la cattiveria umana. Il suo è il racconto di un ragazzo tormentato, combattuto tra l’amore per quel padre così benvoluto da tutti e l’odio per avergli tramandato una religione che è come un morbo; affascinato dalla potenza degli “uomini in stivali” ma costretto a nascondersi da loro proprio in virtù del suo essere ebreo.
In un’Europa che sta mutando e in cui non è più possibile praticare la professione o semplicemente mandare il figlio a scuola, Georg decide di emigrare con tutta la famiglia in un’America tollerante e già ampiamente popolata da concittadini ebrei.
Anche questo trasferimento sarà fonte di grandi turbamenti soprattutto per il giovane e debole Jegor che cercherà in ogni modo di far ritorno in patria e arruolarsi nelle fila dei nazisti.
Singer ha uno stile impeccabile e una scrittura fluida, eppure… eppure quello che mi è mancato in questo libro è il pathos, l’emozione travolgente che ti trascina dentro la storia. Anche negli episodi più drammatici, ho trovato una certa freddezza emotiva che non ti fa provare sulla pelle quella sofferenza, che non ti fa sentire empatia per nessun personaggio. Così il romanzo procede, interessante sì, ma senza scossoni che lo rendano veramente memorabile. Forse perché Yoshe Kalb mi è sembrato un romanzo eclettico e fuori dagli schemi, non posso dire di aver trovato in questo La famiglia Karnovski – che pure è considerato il capolavoro dello scrittore polacco – un romanzo altrettanto notevole.