Due gemelle, Helen ed Ellie, sono fisicamente identiche ma molto diverse caratterialmente. Helen è quella forte, Ellie le va dietro arrancando. Un giorno, si scambiano i vestiti, le acconciature e cercano di adottare le reciproche posture, ma quello che inizia come un innocente gioco finisce per diventare un incubo per una delle due, che dovrà pagare lo scotto di quella scelta per tutta la vita.
La gemella sbagliata è uno di quei libri dove il passaparola fa più di un’ottima strategia di marketing (e, non a caso, è stato paragonato a La ragazza del treno che, in effetti, è stato veramente un caso editoriale). La ragione è semplice: è un libro scacciapensieri che intrattiene piacevolmente il lettore. Sulla sua perfetta riuscita ho però più di qualche dubbio.
La storia ha un plot intrigante: lo scambio di persona fa ben sperare che la vicenda porti a qualche interessante svolta ma, ad eccezione del fatto che la protagonista ne esce annientata, non è che succeda granché. Mi correggo, succede di tutto in queste pagine, ma niente che possa essere realmente ricondotto ad un gioco tra due bambine accaduto tanti anni prima.
Helen, nei panni di sua sorella, ha preso su di sé tutti i difetti, le invalidità, le limitazioni – ma estremizzate – che tanto la irritavano della gemella. Viceversa, di quanto succede alla vera Ellie dopo lo scambio noi lettori sappiamo abbastanza poco, a parte che è diventata molto più sicura di sé, più amabile e, in un secondo tempo, una donna di grande successo.
Insomma, da quanto detto si capisce che la sfortuna sembra andare a braccetto con un nome, quello di “Ellie”, e che le singole personalità non contino poi granché nella vita di una persona.
Il cambiamento, scopri, può essere un sollievo. Anche se si tratta di un peggioramento.
E così Helen – diventata prima Ellie, poi Trudy e infine Smudge – precipita sempre più in un baratro profondo, e anche quando sembra riuscire ad afferrare un pezzettino di felicità tutto le svanisce tra le dita.
Quello che suscita questo libro – che per inciso del thriller psicologico ha poco o niente – è un senso di rassegnazione e di impotenza nel vedere come la vita di questo personaggio vada in frantumi sotto il peso dell’indifferenza generale: non solo quella della madre, impegnata a rifarsi una vita, ma anche della sorella. E, meno male che tra gemelle ci dovrebbe essere un legame speciale, indissolubile. Non loro. Helen ed Ellie – e questo si capisce fin dal principio – non sono complici, ma c’è sempre una delle due che prende il sopravvento, mettendo in ridicolo l’altra alla prima occasione utile.
La guardi dormire pacifica, con la sua vita perfetta, la vita che tu avresti dovuto avere, piena di premi e spettacoli, inviti al cinema, ai pigiama party e alle feste, e bruci di rabbia. Allunghi una mano e segui il contorno della sua guancia soffice, immaginando cosa succederebbe se un rasoio la tagliasse e ne uscisse un fiotto di sangue.
Avrete capito che nessuno dei personaggi mi è risultato particolarmente simpatico (neanche chi si meriterebbe lo status di vittima) ma fra tutti chi è davvero insopportabile è la madre, un perfetto mix di egocentrismo e indifferenza.
Insomma, nel complesso il libro si legge con una certa piacevolezza ma alla fine mi chiedo: era poi così indispensabile nel panorama editoriale d’oggi? Tornassi indietro, non lo comprerei…