Adunni ha solo quattordici anni quando, morta sua madre, è costretta a lasciare la scuola e ad andare in sposa a un uomo già vecchio, con due mogli e diverse figlie femmine. Quando perde anche l’unica persona che le dimostra gentilezza, decide di scappare a Lagos e va a servizio da una donna crudele e violenta.
Sta mietendo successi in tutto il mondo La ladra di parole, il romanzo d’esordio di Abi Daré, una scrittrice nigeriana giovane e promettente, che raccontata la storia di una delle tante spose bambine che non possono ribellarsi al proprio destino. Ma Adunni è diversa: ha una forza d’animo fuori dal comune e non ci sta a farsi sottomettere né tantomeno a farsi chiudere la bocca.
In lei si fa largo sempre di più il desiderio di imparare, di diventare una maestra, di aiutare altre ragazzine come lei a non piegare la testa, convinta che solo l’istruzione può dare la possibilità di cambiare le carte in tavola. Nel suo percorso la protagonista incontrerà tanta cattiveria e tanta violenza, ma anche qualcuno che farà di tutto per aiutarla nel suo cammino.
Lungo tutto il romanzo aleggia un senso di tristezza, di tragedia pronta a esplodere. E in effetti non mancano veri e propri drammi nella vita di questa ragazza che, nonostante tutto, non perde mai la speranza di credere in un futuro migliore. La sua caparbietà è una forma di riscatto non solo per se stessa ma anche per tutte le ragazze della Nigeria che non hanno potuto studiare e che per questo sono condannate a non essere indipendenti, ma soggiogate al volere dei padri e dei mariti.
Tra i fatti che l’autrice cita per dare un quadro della situazione della Nigeria ce n’è uno che dovrebbe far riflettere: il matrimonio infantile è illegale dal 2003; tuttavia la pratica di dare in sposa ragazze appena quindicenni è tutt’oggi molto, troppo radicata.
Lo stile dell’autrice è forse l’elemento più importante di questo romanzo perché dà voce direttamente alla protagonista con il suo inglese sgrammaticato, il broken english, con la consecutio temporum sbagliata e le frasi smozzicate.
Mia mamma mi ha detto che l’istruzione mi dava una voce. Ma io non voglio una voce come le altre, Ms Tia. Io voglio una voce forte, una voce che la sentono tutti. Voglio che entro in un posto e le persone mi sentono, anche prima che ho aperto la bocca. Nella vita voglio aiutare tante persone, così, quando divento vecchia e muoio, vivo ancora nelle persone che ho aiutato.
Un romanzo scritto con molta leggerezza, con sincerità e con la purezza di chi, ad appena quattordici anni, è già una donna fatta e finita, che ne ha già passate tante ma che non vuole rinunciare ai suoi sogni.