Una mattina l’avvocato penalista Olivia Randall viene svegliata da una telefonata: una ragazza che non conosce la vuole ingaggiare per difendere suo padre accusato di un triplice omicidio. L’uomo è Jack Harris, l’ex fidanzato che Olivia stava per sposare oltre vent’anni prima, tristemente famoso per aver perso la moglie durante una sparatoria. E una delle tre vittime di quell’omicidio efferato è il padre dell’assassino che lo ha reso vedovo. Impossibile non pensare ad una vendetta personale e per di più tutte gli indizi portano a lui…
La ragazza nel parco è il primo thriller che leggo di Alafair Burke (Una perfetta sconosciuta è già sul comodino che aspetta il suo turno) e, anche se ne avevo sentito pareri entusiasti, non l’ho trovato brillante come speravo.
Inizialmente la storia è avvincente e, come la stessa protagonista, anche il lettore si sente scivolare pian piano nel baratro dell’incertezza. Jack ha ammazzato tre persone a sangue freddo? Può essere arrivato a tanto per vendicare la morte della moglie? Ma soprattutto… è davvero la persona fragile che Olivia ha conosciuto tanti anni prima o ha un lato oscuro?
L’unico modo per provare l’innocenza di Jack è trovare la misteriosa ragazza che gli ha dato appuntamento sul luogo dove pochi minuti dopo ci sarebbe stata una sparatoria. Ma le sue tracce si perdono in una casella postale disattivata.
Via via che si procede nelle indagini, il caso si ingarbuglia al punto giusto anche se tutti i pezzi sembrano riportare a quel passato che ha visto i due protagonisti a un passo dall’altare. Non a caso il (brutto) titolo originale del romanzo è The Ex.
Forse era colpevole; forse era un psicopatico pieno di rabbia e desiderio di vendetta. Ma chi l’aveva ridotto in quello stato? Io. Ero stata io.
Finché… finché, ad un certo punto, proprio mentre il mistero si infittisce, mi si è accesa la lampadina.
Solitamente non sono così arguta nel prevedere dove un thriller vuole andare a parare e non capisco quale piega prenderà la storia se non quando è esplicitamente dichiarato. Bene, questa volta invece mi è stato abbastanza chiaro e dato che dubito di essere diventata improvvisamente un detective provetto, devo imputare questa intuizione a qualcosa che non ha funzionato nella costruzione del romanzo. Con ogni probabilità gli elementi erano troppo evidenti.
Detto questo, il fatto di aver compreso già il finale non mi ha tolto il gusto di procedere con la lettura e devo dire che ho trovato quello che cercavo: un libro rilassante che mi offrisse una pausa da letture più impegnative.