Nel tranquillo paesino di Avechot, la scomparsa della sedicenne Anna Lou getta un’ombra sulla rispettabilità dei suoi abitanti. L’agente Vogel, chiamato a guidare le indagini, sceglierà un metodo poco ortodosso per risolvere il caso.
La ragazza nella nebbia, l’ultimo romanzo di Donato Carrisi, se pur non è all’altezza de Il suggeritore, ci si avvicina molto. Un thriller dove tutti gli elementi sono ben calibrati, in un crescendo di suspense che culmina in un exploit dai risvolti sconcertanti e imprevisti. Se per tutto il romanzo si è convinti di conoscere il colpevole dell’efferato rapimento (e presunto omicidio), bisogna ricredersi e ammettere l’abilità di Carrisi nel costruito una storia dove quello che sembra alla fine non è.
«Il sospetto si propaga in una comunità seguendo le stesse dinamiche di un’epidemia, lo sapeva? Basta poco perché il contagio diventi inarrestabile. La gente non cerca giustizia, vuole solo un colpevole. Per dare un nome alla paura, per sentirsi sicura. Per continuare a illudersi che tutto va bene, che c’è sempre una soluzione.»
La ragazza della nebbia, oltre ad essere l’ennesimo esempio della creatività dell’autore, rivela un messaggio sotteso alla storia: troppo spesso ormai, l’opinione pubblica – alias noi che ce ne stiamo comodamente seduti sul divano – riserva un’attenzione morbosa ai delitti scabrosi della cronaca nera che ci viene propinata in tv a tutte le ore del giorno, dai telegiornali ai salotti pomeridiani. La notizia è una cosa, lo sciacallaggio un’altra. Donato Carrisi punta il dito neanche troppo velatamente contro l’orrore che diventa show business, contro le interviste studiate per strappare qualche lacrima facile al telespettatore, contro l’interesse per il mostro prima ancora che per la vittima. Per questo motivo siamo in qualche modo tutti complici, contribuiamo alla spettacolarizzazione del mostro e lasciamo che si speculi sul dolore degli altri.
Era iniziata una nuova era.
La giustizia non era più un affare riservato ai tribunali, bensì apparteneva a tutti, senza distinzioni. E in questo nuovo modo di guardare le cose, l’informazione era una risorsa – l’informazione era oro.
Il business aveva preso vita dopo la morte di un povero bambino innocente.
Che altro aggiungere. È gratificante tessere le lodi di uno scrittore italiano. E Carrisi si dimostra ancora una volta uno dei migliori in circolazione!