Lungo la valle del fiume Salinas, in California, si incrociano le strade di due famiglie, gli Hamilton e i Trask, i cui capostipiti, Samuel e Cyrus, sono di esempio ai loro figli e ai figli dei loro figli.
Pubblicato nel 1952, La valle dell’Eden è l’opera più matura e più complessa di John Steinbeck. È la storia di due famiglie, di generazioni che si susseguono alle generazioni precedenti, di figli che ricalcano le orme dei padri e figli che quelle stesse orme le rinnegano. A questi personaggi si aggiungono due figure chiave del romanzo: l’ambigua Cathy Ames e il servitore Li, un uomo semplice che dispensa il suo sapere e la sua grande forza d’animo.
Tante storie, tanti personaggi con una gamma di aspetti caratteriali differenti che Steinbeck riesce a rendere con minuzia di particolari in modo impeccabile.
Il tema ricorrente che attraversa tutto il romanzo è il confronto tra bene e male, che trova qui i massimi esponenti nelle figure di Samuel, povero ma ricco di una saggezza e una bontà sconfinati, e Cathy, una creatura senza scrupoli, che trae forza vitale dal tormento altrui, che non cerca redenzione neanche negli ultimi attimi di vita.
La sola cosa che non si può perdonare a una strega è la sua capacità di rendere infelice la gente, di renderla inquieta e incerta e anche invidiosa.
Se lo scontro tra santità e demoniaco è molto marcato in queste due figure, il confine è più labile negli altri personaggi che presentano sfaccettature positive e negative.
E se è vero che ognuno è artefice del proprio destino, è pur vero che le azioni dei padri contaminano i figli e in qualche modo ne influenzano le scelte. Cal e Aron (come prima di loro Charles e Adam, e seppur marginalmente Tom e Will) sono testimoni dell’operato dei genitori, sono coscienti delle proprie inclinazioni e vivono con un senso di colpa le proprie manchevolezze. Altro tema scottante è il costante confronto tra fratelli: i genitori hanno preferenze tra due figli? Così non dovrebbe essere, eppure i fatti parlano chiaro: Caino e Abele sono i primi fratelli nella storia del mondo che si contendono l’affetto del padre, e dopo di loro la strada è segnata e costellata da gelosie, rancori e vergogna.
L’episodio più significativo e indimenticabile del romanzo è quello del Timshel!, il “tu puoi” che regge il destino degli uomini fin dai tempi di Caino e affida a ciascun uomo la responsabilità delle proprie azioni.
La parola timshel – tu puoi – implica una scelta. Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta. Rimette tutto all’uomo.[…]Diamine, questo sì che fa grande un uomo e gli dà la statura degli dei, perché, nella sua debolezza e nella sua bassezza e dopo l’assassinio del fratello, tutt’ora egli ha la grande scelta. Può scegliere la sua strada, percorrerla lottando, e vincere.
In queste pagine si respira il profumo della terra, degli aromi del whisky e della bevanda cinese di Li; si ammira il paesaggio brullo; si assiste alle rivoluzioni che hanno portato all’età moderna (la trivellatrice, il mulino a vento, il motore a scoppio, il bagno in casa). Un romanzo che, seppur per certi versi sembra lontano anni luce dalla nostra vita, è attualissimo e racconta la storia di qualunque famiglia dei giorni nostri.
Personalmente ho amato senza remore Furore, e per me La valle dell’Eden è idealmente il proseguo nella promettente California. Tanti anche i temi ricorrenti in comune con il romanzo precedente, in primis la famiglia come valore aggiunto di ogni singolo uomo e l’importanza di un’identità. Al di là delle preferenze personali, comunque, li considero entrambi capolavori imperdibili della letteratura americana da leggere assolutamente.