La vita di Jean viene stravolta dall’accusa di rapimento e pedofilia di cui è accusato suo marito Glen. La vittima è una bambina di nome Bella che è improvvisamente scomparsa dal giardino di casa, in un momento di distrazione della madre. Pur non avendo mai abbandonato il coniuge, Jean è angosciata dal sospetto. Ma dopo la morte di Glen, i media tornano alla carica per sapere se la vedova avesse mai sospettato qualcosa e lei è finalmente pronta a parlare.
La vedova è un thriller psicologico che mette in scena la drammatica realtà della pedofilia e della pedopornografia. È la storia di una donna e del suo segreto che, solo ora che è vedova, può venire alla luce.
Per raccontare questa storia Fiona Barton usa la tecnica della narrazione a più voci, espediente sempre più usato nei thriller psicologici per tenere alta l’attenzione. E devo dire che sotto questo punto di vista l’autrice riesce pienamente nell’intento. Il libro non perde il mordente e, salvo qualche (secondo me, inutile) lungaggine, prosegue fluido e scorrevole durante tutte le quasi 400 pagine.
Si passa dal punto di vista dell’ispettore incaricato di condurre le indagini, alla giornalista in cerca dello scoop, alla vedova in persona e, solo sporadicamente, a quello della madre della bimba scomparsa e a quello dello stesso Glen, l’accusato. Abbiamo così il punto di vista di tutti i personaggi implicati nella vicenda, e possiamo farci un’idea di chi e perché possa aver commesso il rapimento, oltre alle ripercussioni che il fatto ha provocato sulle vite di tutti.
Ed eccolo lì, finalmente. Glen Taylor.
Un tipo come tanti: fu questa la sua prima impressione. Del resto, pensò Sparkes, nessun mostro sembra mai un mostro. Speri sempre di scorgere in loro quel barlume di malvagità che potrebbe renderti il lavoro decisamente più facile, ma il male è una sostanza viscida: puoi al massimo intravederlo di sfuggita, il che lo rende ancora più detestabile.
Quello che però manca in queste pagine è la tensione: mai che ci siano picchi di reale suspense. Il libro scorre pagina dopo pagina e non manca la curiosità di sapere cosa sia realmente successo ma è tutto molto lineare, troppo lineare, piatto. Manca quel quid che sorprende, che spiazza, che fa gridare al capolavoro. Eppure i presupposti c’erano tutti, peccato!