L’autore di La leggenda di Redenta Tiria narra la storia di un amore che vive al di là della morte e di una feroce vendetta. Sin dalla prima pagina il lettore si trova immerso in un mondo arcaico e crudele, quello della Barbagia fra le due guerre. È qui che Mintonia e Micheddu si conoscono e si amano con la necessità prepotente ed esclusiva che è propria degli amori infantili. E continueranno ad amarsi anche quando Micheddu dovrà darsi alla macchia, anche quando Mintonia, “femmina malasortata”, dovrà vederlo solo di nascosto e passare ore di angoscia a pensarlo braccato.
In un paesino sardo Itriedda riceve un pacco dall’Argentina, contenente un quaderno. Il quaderno è stato scritto ed inviato dalla zia Mintonia, che in punto di morte desidera consegnare a qualcuno la propria storia, e soprattutto la verità su una terribile vicenda di violenza e vendetta avvenuta tanti anni prima.
E così il lettore viene catapultato assieme a Itriedda in una Barbagia antica, affascinante quanto violenta e selvaggia, con tutti i suoi riti e le sue tradizioni, e dove, a metà tra le due guerre, si consuma la storia d’amore tra Mintonia e Micheddu, un amore difficile, doloroso e complicato quanto sconfinato e totalizzante.
La vedova scalza è un libro coinvolgente ed emozionante, narrato da Salvatore Niffoi in modo crudo e impietoso, ma suggestivo e a tratti anche poetico, con una scrittura ricca di espressioni dialettali, che, se da una parte possono creare difficoltà, dall’altra contribuiscono ancora di più ad immergere il lettore nell’essenza dei luoghi e nell’anima dei personaggi.
A Taculè e Laranei basta un nulla per sprofondare nell’aldilà, per tostarsi come una pietra. Un bicchiere di vino in più, un’occhiata mala, uno sconfinamento di pascolo, un gregge mustrencato, una femmina prinza, una parola di troppo, e tunfete, il gioco è fatto. A studiarci e descriverci non basterebbe un’altra Bibbia.