Durante le loro sedute di fisioterapia, il maresciallo dei carabinieri Fenoglio conosce il ventenne Giulio e inizia a raccontargli le sue esperienze personali e professionali, creando un legame strettissimo con il ragazzo.
La versione di Fenoglio non è un classico giallo in stile Carofiglio, ma una sorta di vademecum del poliziotto che sa come comportarsi in ogni situazione. Dopo Una mutevole verità e L’estate fredda, in questo episodio, il maresciallo non è sulle tracce di qualche malvivente, ma ripercorre gli episodi salienti di una carriera costellata di successi. Astuzia, sangue freddo, azione: queste sono le doti che hanno fatto del carabiniere Fenoglio un professionista del mestiere.
Chi aveva detto che le storie, se non le racconti, si disseccano a poco a poco, si sbriciolano e scompaiono nel nulla? L’unico modo per preservarle è raccontarle.
A pochi mesi dalla pensione, Pietro Fenoglio racconta se stesso, gli inizi della sua attività lavorativa e soprattutto la passione che lo ha reso una punta di diamante all’interno dell’Arma. Si ritrova a parlare del suo mentore e della sua innata capacità di comprendere il modo giusto di parlare alle persone; si rivede poco più che ventenne a risolvere un caso che i suoi colleghi più esperti hanno approcciato in modo superficiale e impreciso; ma soprattutto, con la saggezza maturata con gli anni e l’esperienza, spiega quale sia l’errore più ricorrente – nel lavoro, ma nella vita in genere – ossia essere legato a degli schemi mentali che non permettono di andare oltre all’apparenza.
È evidente che Gianrico Carofiglio pesca a piene mani dal suo bagaglio di magistrato, citando casi, regole da seguire, errori giudiziari, le indagini seguite privatamente senza pestare i piedi ai superiori, la tattica del poliziotto buono/poliziotto cattivo per estorcere una confessione, gli illeciti disciplinari. Tutto finto, s’intende, ma conosce bene la materia e non è difficile per lui riempire le pagine di questo libro.
In pratica sfrutta il suo personaggio, gli mette in bocca le parole, ma di fatto è del suo pane quotidiano che straparla in senso buono), sfruttando il repertorio di una vita.
Devo dire che il libro si legge e si legge anche con piacere, lo stile è come al solito impeccabile… ma non è che mi entusiasmi molto questo modus operandi. L’ho trovato troppo facile, anche un po’ ruffiano.