Aldo si innamora della giovane e bella Lidia e per lei lascia la moglie Vanda. Per amore dei figli però decide di tornare dalla sua famiglia ma questo causerà in tutti loro un dolore incommensurabile.
Lacci è un romanzo di Domenico Starnone che in un centinaio di pagine racconta in modo spietato le difficoltà di tenere insieme una famiglia e i danni che una forzatura così palese può causare.
L’autore ci presenta il punto di vista di tutte le persone coinvolte raccontando tre verità scomode, tre infelicità, tre modi di vivere lo stesso dramma. Il dramma in questione è la fine di un matrimonio, o meglio la fine di un amore che resta imprigionato nei vincoli coniugali.
Il primo libro raccoglie le lettere che Vanda scrive ad Aldo: piene di astio, di recriminazioni, di sofferenza ma anche di speranza di vedere il suo uomo (benché fedifrago) tornare da lei, dai bambini. Sono forse queste le pagine più appassionate, quelle che racchiudono le parole di una donna tradita, che soffre, che ha investito tutte le sue forze, i suoi sentimenti su quell’amore, una donna a cui resta la cura dei figli e un posto vuoto nel suo letto.
Il secondo libro racconta la verità di Aldo, dal momento in cui si innamora perdutamente di un’altra donna: non è la solita storia di sesso, è un sentimento più maturo, più sincero, durevole. Attraverso la sua narrazione si entra nel dolore di un padre che capisce di non aver mai conosciuto a fondo i suoi figli e che da solo non è in grado di prendersi cura di loro. Un uomo che, nonostante l’amore pieno e totale per questa seconda donna della sua vita, non riesce ad essere felice, tormentato dai sensi di colpa verso i figli e verso la moglie che soffre in modo indicibile. Un uomo che pagherà cara la decisione di cercare di ricomporre i cocci della sua vita familiare.
Sia io che lei conosciamo l’arte della reticenza. Dalla crisi di tanti anni fa abbiamo imparato entrambi che per vivere insieme dobbiamo dirci molo meno di quanto ci taciamo. Ha funzionato. Ciò che Vanda dice o fa è quasi sempre il segnale di ciò che nasconde. E il mio continuo consentire cela che da decenni non c’è niente, assolutamente niente, su cui abbiamo sentimenti in comune.
Infine, nel terzo libro scopriamo il punto di vista dei figli, le prime vittime di trent’anni di ripicche, di rancori, di vendette piccole ma taglienti come lame. Sono loro, Sandro e Anna, i primi testimoni del fallimento dei loro genitori e sono loro, ormai adulti, a ricomporre i pezzi della farsa familiare a cui li hanno costretti. Non dimenticano le continue vessazioni di sua madre per umiliare il marito davanti ai figli né provano pena (o gratitudine) per un padre che si è umiliato per tutti quegli anni (anche se lo ha fatto per poter stare con loro).
La domanda alla fine del romanzo resta una: a che prezzo questo sacrificio?
Il ricongiungimento familiare ha segnato l’inizio della fine, di una vita fatta di menzogne e di rimpianti. Questo è il matrimonio: un insieme di lacci in cui si rimane intrappolati e con cui ci si tortura a vicenda per tutta la vita.
Se Confidenza dello stesso autore mi era sembrato sconclusionato e povero di contenuti, questo Lacci è esattamente l’opposto: un concentrato di vita, di sentimenti. Imperdibile!