Adam e Asya sono sposati da anni ma, mentre lui è vitale e ancora molto innamorato, lei è spenta, è invecchiata precocemente e niente sembra renderla felice. Solo con l’arrivo di Gabriel, che diventerà il suo amante, la famiglia riprenderà una vita normale. Ma c’è la guerra – siamo nella Palestina del 1973 e di Gabriel non si sa più nulla. Da qui i disperati tentativi di Adam di riportarlo a casa.
Romanzo d’esordio di Abraham Yehoshua, L’amante è strutturato come un racconto a più voci, attraverso brevi paragrafi frammentati, combinati in modo da creare un mosaico che prende forma lentamente.
La ricostruzione delle vicende della famiglia avviene attraverso i ricordi e le impressioni di Adam e Dafi, padre e figlia, mentre di Asya ci è dato conoscere solo il mondo onirico, molte volte confuso e inquietante. Ma via via che si procede nella lettura, si inseriscono altri personaggi (Na’im e Vaduccia) a esprimere il proprio punto di vista, a dare un’altra interpretazione, ad arricchire il repertorio di sentimenti ed emozioni.
E tra questi sentimenti spicca l’amore profondo, puro, totale di un uomo, di un marito disposto a tutto pur di vedere la sua donna, la sua amata rinascere a nuova vita, ricominciare a provare sensazioni forti. E se questo significa stare a guardare (anzi, incoraggiarla) mentre si innamora di un altro, ben venga. Non c’è rancore, non c’è gelosia in lui, solo gratitudine per l’improvvisa comparsa di uno sconosciuto.
Chissà se è già l’amante, come si fa a saperlo? È tutto così avvolto nel mistero, mai che si parli chiaro. Ma non vorrei neanche che si parlasse chiaro. Sapevo che mi conveniva non farmi notare, non mostrarmi troppo curioso.
E, dopo che la passione ha iniziato a far sbocciare un corpo ormai sciupato dal troppo dolore, è impensabile tornare all’apatia di prima e lasciare che le tracce di quel benefattore inconsapevole si perdano nel nulla. Da qui la ricerca forsennata per sapere cosa è accaduto a Gabriel e per riportarlo a casa, quasi fosse un membro effettivo della famiglia.
L’amante rappresenta il collante che tiene uniti moglie e marito, che abbatte il muro della loro incomunicabilità, che restituisce alla vita coniugale un po’ del suo colore.
Ma durante questa caccia all’uomo, Adam – e, con lui, noi lettori – fa la conoscenza di Na’im e Vaduccia, anch’essi personaggi memorabili che forse più degli altri esprimono le diversità culturali e religiose (lui è arabo, lei è ebrea) e la diffidenza reciproca che ne deriva. Quello che viene fuori è un quadro della situazione arabo-israeliana durante la guerra del Kippur, di cui viene tratteggiata per sommi capi la reazione del popolo e la condizione dei soldati al fronte.
C’è stata la guerra, è vero. Ci è piombata addosso di sorpresa. Leggo e rileggo i confusi resoconti, cerco d’arrivare a capire fino in fondo il caos che si è creato qui da noi. In fin dei conti lui non è il solo ad essere scomparso. Tutti abbiamo ancora sotto gli occhi le liste di tanti dispersi, altrettanti misteri. E parenti e famigliari stanno ancora raccogliendo gli ultimi resti – vestiti strappati, brandelli di pagine di tessere carbonizzate, stilografiche contorte, portamonete sforacchiati, fedi nuziali fuse. Dànno la caccia a misteriosi testimoni oculari, all’ombra di qualcuno che ha sentito dire qualcosa, e da quella nebbia tentano di ricostruire un’ultima immagine dei loro cari.
Insomma L’amante è un romanzo a tutto tondo, che trasmette emozioni forti portando all’attenzione del lettore una buona dose di storia contemporanea sconosciuta ai più.