Modesta, nata in una famiglia poverissima, bambina violentata dal padre, privata dell’affetto materno, messa in un collegio, entra a far parte di una famiglia nobile, i Brandiforti, diventando ricca ed amministratrice unica, lei donna, del patrimonio.
L’arte della gioia è un libro postumo. Dopo essere stato rifiutato da molti editori, viene stampato in pochi numeri da Stampa Alternativa nel 1998. Il successo è arrivato molto più tardi. Il romanzo è stato scritto tra il 1967 e il 1976.
Protagonista e fulcro del romanzo, ambientato in Sicilia, è Modesta, nata nel 1900, la quale attraversa tutto il Novecento, le due guerre mondiali, il fascismo e l’antifascismo, l’Italia repubblicana.
Il nome Modesta è davvero il contrario di quello che è il personaggio, tutt’altro che docile e sottomessa.
Modesta è straordinaria, è una donna i cui sentimenti e le cui passioni (erotiche, culturali, politiche) non sono scindibili dalla sua coraggiosa determinazione e lucidità mentale, con cui affronta la vita.
Non rinuncia mai alla libertà, non si assoggetta alla morale comune, alle convenzioni sociali e politiche.
È una madre affettuosa, amante sensuale, donna generosa: accoglie in casa, nipoti, figli di amici e della servitù, col massimo rispetto per tutti, una comunità di uguali.
Modesta è un personaggio scabroso per la morale del tempo, non solo sul piano erotico – vengono narrate, per esempio, la scoperta precoce dell’autoerotismo e le esperienze omosessuali – quanto e soprattutto, su quello intellettuale. Diventa lettrice onnivora, colta, appassionata di filosofia e poesia e sarà coinvolta indirettamente in una lotta politica che la porterà in carcere.
Modesta viene arrestata, accusata di finanziare ed aiutare i comunisti. La fine del fascismo e il dopoguerra la travolgono, il partito comunista vorrebbe utilizzarla, ma Modesta è troppo trasgressiva per il perbenismo borghese del partito comunista.
La struttura narrativa del romanzo si basa fondamentalmente sui dialoghi tra la protagonista e gli altri personaggi: in questi dialoghi si trova l’umanità, la sensibilità, la fragilità di questa donna che appare tutta d’un pezzo, sola contro tutti.
– Sì, Pietro, e sempre più palese si fa la mia convinzione che l’isola, la nostra terra, ha da uscire dal suo isolamento.
– Uscire dici, Mody, dal nostro pensare? Accettare modi e usi del continente?
– Col treno, con l’aereo e con la radio il mondo s’è fatto piccolo, e ci può cadere addosso e travolgerci se ci trova impreparati.
Questo romanzo non si legge tutto d’un fiato, ma si apprezza man mano che si procede nella lettura, fino all’ultima delle 540 pagine.
Averlo ritenuto un “romanzo scabroso” e non averlo voluto pubblicare, quando l’autrice era ancora in vita, è davvero un assurdo; ritenerlo scandaloso è ridicolo, ancor più perché “la censura” è avvenuta in epoca moderna. Goliarda Sapienza è morta nel 1996!