Edoardo e Carlotta sono sposati da circa un anno quando si prospetta la possibilità di ospitare nel loro castello il capitano, amico intimo di Edoardo. Seppur col timore che l’arrivo dell’ospite possa rompere l’equilibrio tra loro, Carlotta acconsente e invita a sua volta Ottilia, la sua protetta. Tra i quattro si instaurano rapporti ambigui che devieranno il corso delle loro vite per sempre.
Sono da sempre un’amante dei classici e quale miglior modo di sfruttare questo momento di clausura forzata se non leggendo un buon libro: ecco quindi che ho iniziato Le affinità elettive di Goethe, da tempo in attesa sullo scaffale.
Il romanzo è una colossale opera sull’amore coniugale che deve far fronte agli scossoni della vita. E il caso vuole che siano proprio i due protagonisti, Edoardo e Carlotta, gli artefici del loro destino perché insieme meditano con estrema lucidità sui pro e i contro di aprire la loro casa a due potenziali rivali in amore. E nonostante prevalgano i contro, si accordano per un periodo di prova. Come previsto le cose non vanno per il meglio: il contatto ravvicinato e quotidiano con l’affascinante capitano è per Carlotta motivo di grande turbamento, tanto quanto la delicatezza e timidezza di Ottilia stuzzica la fantasia di Edoardo.
Ciò che più colpisce nella vicenda è il diverso modo di approcciarsi al problema: da una parte, Carlotta è morigerata e accorta nell’evitare le situazioni che possono dare adito a tentazioni, cerca di tenere a bada i propri sentimenti e comunque prende l’attrazione per quello che è: una sbandata. Diverso è il discorso per Edoardo, da sempre abituato ad avere tutto ciò che desidera quando lo desidera e certo non vuole rinunciare al suo sogno d’amore con la giovane Ottilia.
Ci immaginiamo le cose terrene, e il matrimonio soprattutto, come se avessero la massima solidità, e questa illusione ci viene data da quella grande commedia che si ripete sempre continuamente, e che è così opposta al vero. Ecco! Il sipario cade sul matrimonio, che è l’ultimo scopo di un desiderio inappagabile durante i diversi atti della commedia, a causa di ostacoli insormontabili.
Non starò qui a fare un’analisi dell’opera (che mi riuscirebbe difficile e mediocre) ma quello che posso dire è che il filone centrale sugli intrecci amorosi e sul decorso di queste infauste passioni è a dir poco meraviglioso. Di tutt’altro tenore è invece il “di più”, ossia l’impalcatura di riflessioni filosofiche, nonché architettoniche e chimiche che sono alla base delle conversazioni dei personaggi. Sono troppe le digressioni che rallentano il ritmo e distolgono l’attenzione dalla tematica principale: l’istituzione del matrimonio e la sua fragilità. Certo, un romanzo notevole che mantiene una sua modernità anche a distanza di oltre un secolo, ma da cui forse mi aspettavo un pizzico di romanticismo in più.