Patty e Walter Berglund sembrano avere una vita perfetta con i loro due figli, Jessica e Joey. Ma quando quest’ultimo a sedici anni lascia la casa dei genitori per andare a vivere dalla compagna di classe e fidanzatina Connie, tutto sembra andare a rotoli. Patty si avvicina all’amico di famiglia, Richard, mentre Walter si butta anima e corpo sul lavoro.e
Se Le correzioni mi aveva conquistata per la perspicacia e l’acume di un’analisi introspettiva complessa e completa, in Libertà Jonathan Franzen mi ha davvero strappato un pezzo di cuore.
Ancora una volta Franzen è alle prese con una normalissima famiglia medio-borghese: una moglie, un marito e i loro due figli. Niente di più tipico. Siamo in un quartiere americano come tanti, con le case a schiera, i barbecue in giardino coi vicini di casa, i mariti che parlano di sport mentre i bambini giocano liberamente per strada. Un quadro idilliaco, verrebbe da dire. Se non fosse che, come in ogni famiglia, non mancano i problemi.
E per un genitore che ha costruito la propria vita su solidi principi – la salvaguardia dell’ambiente, la raccolta differenziata, i pannolini di stoffa, i boyscout che vendono i biscotti porta a porta, i rapporti di buon vicinato – bastano le trasgressioni di un figlio adolescente a mandare in frantumi il mondo per cui si è tanto lottato e che si sgretola inesorabilmente. E da quei pezzetti di infelicità si fanno via via più pesanti le macerie di un matrimonio.
Ciò che Franzen riesce a cogliere con un occhio indagatore davvero acuto è il rapporto tra la libertà del singolo individuo e la comunità di cui fa parte, sia essa rappresentata da una coppia o dalla società in senso lato.
– Tutto gira intorno allo stesso problema, le libertà personali, – disse Walter. – La gente è venuta in questo paese per cercare soldi o libertà. Se non hai soldi, ti aggrappi ancora più rabbiosamente alle tue libertà. Anche se il fumo ti uccide, anche se non puoi permetterti di nutrire i tuoi figli, anche se i tuoi figli vengono ammazzati da un pazzo armato di fucile d’assalto. Sarai anche povero ma l’unica cosa che nessuno ti potrà mai togliere è la libertà di sputtanarti la vita. Come ti pare e piace.
Allo stesso modo, la famiglia – specchio della società – mina la libertà personale di ciascuno dei suoi membri, i quali, nel tentativo di raggiungere un compromesso, finiscono per essere irreparabilmente infelici e incapaci di realizzarsi come individui. Da qui il messaggio USA BENE LA TUA LIBERTÀ.
I personaggi di questo romanzo sono magnificamente tratteggiati nei loro desideri repressi, nelle nevrosi, nelle insoddisfazioni, nei sensi di colpa e nelle frustrazioni che inevitabilmente li accompagna.
Nello specifico, il triangolo amoroso tra Patty, Walter e Richard – focalizzato e analizzato dal punto di vista dei tre diretti interessati – è reso con una tale umanità e sincerità che non si può non parteggiare ora per l’uno ora per l’altro. E ugualmente non si può non provar pena per una situazione che li vedrà tutti vittime e carnefici delle reciproche sofferenze.
In Libertà non manca anche una pungente critica della società, a partire dai governi di Clinton e di Bush, fino a toccare temi come il consumismo, le differenze tra ricchi e poveri e la sovrappopolazione del pianeta.
Se la trama è abbastanza esile da poter essere riassunta in una manciata di righe, non è altrettanto semplicistico definire la scrittura di questo scrittore americano che ha tutte le carte in regola per entrare nell’Olimpo dei grandi della letteratura. Potente, caustico, esaustivo, lo stile di Franzen ricorda quello evocativo di Philip Roth – di cui credo sia il più che degno erede!
Non c’è una frase che non valga la pena di essere letta con attenzione. Non c’è un paragrafo che sia stato buttato giù con leggerezza, tanto per riempire una pagina bianca! Che dire, un capolavoro!