Victoria è un’orfana che ha passato l’infanzia tra comunità e famiglie affidatarie. Quando però incontra Elizabeth le si prospetta la possibilità di avere finalmente l’affetto che cerca e che merita, ma per lei lasciarsi andare è impossibile. Dieci anni dopo, Victoria è un’adulta che deve dimostrare al mondo che è in grado di cavarsela da sola e trovare la propria strada…
Quando si dice un esordio editoriale in grande stile. Non è passato molto da che la Diffenbaugh ha messo la parola “fine” all’ultimo capitolo de Il linguaggio segreto dei fiori a quando è stato pubblicato in trenta Paesi del mondo. E quello che c’è in mezzo è una gara degli editori al miglior offerente per accaparrarsene i diritti. Il successo è immediato e questo titolo è sulla bocca di tutti. Morale della favola: anche se con qualche perplessità, l’ho comprato anche io.
La tua vita comincia adesso. D’ora in avanti non potrai più incolpare nessuno a parte te stessa.
La storia è senza dubbio toccante e i personaggi sono delineati con maestria sopraffina. Victoria, nonostante la realtà cupa e triste in cui vive, non sempre risulta amabile, anzi. Arrogante e schiva, non abbassa mai la guardia e fa di tutto per allontanare da sé chiunque tenti di avvicinarla, anche se per amarla sinceramente e totalmente.
Non ero stata fedele a niente se non al linguaggio dei fiori. Se cominciavo a mentire anche su questo, non avrei avuto più niente di bello e di vero nella vita.
Ma è il personaggio di Elizabeth quello che più di tutti tocca le corde profonde del lettore: una donna che ha tanto amore da dare e che vuole a tutti i costi far breccia nel cuore di questa bambina selvaggia e diffidente che piomba nella sua vita. Vanessa Diffenbaugh è da anni impegnata nel sociale ed è lei stessa madre affidataria: di questa sua esperienza personale restano tracce tangibili nella caratterizzazione di questo personaggio vero, letteralmente adorabile.
Ma arriviamo alla nota dolente di questo romanzo: alcuni passaggi sulla ricerca dei fiori e dei loro significati reconditi li ho trovati a tratti lenti e alla fine devo ammettere che mi hanno un tantino annoiato. Detto questo, non dubito che i lettori con un pollice verde più spiccato del mio troveranno in queste pagine pane per i loro denti.
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