Nato in Sicilia, a soli nove anni Ninetto va a Milano a cercare lavoro lasciando una madre mentalmente instabile e un padre poco presente. Qui imparerà presto a cavarsela da solo e a costruirsi il suo futuro, anche se sulla sua strada troverà un ostacolo che lo farà sbandare.
L’ultimo arrivato è il romanzo dello scrittore milanese Marco Balzano che nel 2015 si è aggiudicato un’importante tripletta: Premio Campiello, Premio Volponi e il Premio Fenice-Europea. Quella che ci racconta è una storia di miseria e sofferenza, di un’infanzia finita troppo presto, ma anche di speranze per un futuro migliore. È proprio la speranza che spinge i genitori di Ninetto a separarsi da lui e a mandarlo al Nord, a Milano, in cerca di un lavoro. A soli nove anni, Ninetto è già quasi un uomo, si è fatto da sé, contando solo sulle proprie forze.
Un uomo-bambino come ce ne sono tanti in quegli anni Cinquanta segnati dal divario tra Settentrione e Mezzogiorno; è un periodo di prosperità per il Nord dove le fabbriche spuntano come funghi e di lavoro ce n’è, ma è un lavoro meccanico, sfibrante, con la vita che intanto se ne scivola via.
Eppure Ninetto non è come gli altri. Ha una passione, la poesia, e conosce a memoria i versi di Giovanni Pascoli e di un tale Giacomino Leopardi; è cresciuto imparando il pensiero di Rousseau e si rispecchia nel Lo straniero di Camus (Come ha fatto a raccontare la mia storia raccontandone una sua). Sa di non essere come loro ma si cimenta con il racconto della sua, di vita.
Da adulto Ninetto diventa una persona dal cuore d’oro, a volte incapace di esprimere a voce i propri sentimenti, ma è un marito devoto (geloso come solo un siciliano può essere) e un padre innamorato ma con grandi difficoltà di instaurare un rapporto con sua figlia. Un uomo buono sì, ma che ha commesso un grave errore, e sarà quell’unico errore in una vita dedicata alla famiglia che gli costerà carissimo.
Tutto il romanzo è incentrato sulla figura di quest’uomo, mentre gli altri personaggi (il padre, gli amici, Maddalena e la figlia) non sono che comparse sul suo cammino personale, un cammino costellato di amore, delusioni, rimorsi e qualche rimpianto.
Ho capito che anche quando abbiamo la lama di coltello sul cuore non possiamo lo stesso smettere di sperare che questa puttana di vita migliori, che scenda il perdono sulle magagne che abbiamo combinato.
In tutto il romanzo – già dalle prime pagine in cui non si è ancora delineando il futuro di questo personaggio – c’è un senso di nostalgia antica che pervade ogni pagina mettendo in dubbio che ci possa essere un lieto fine.
A conti fatti la storia raccontata da Balzano ne L’ultimo arrivato è notevole, ma non sono sicura che sia indimenticabile. Vedremo… Ad ogni modo, a breve inizierò Resto qui dello stesso autore e ammetto che le aspettative sono decisamente alte.