Vianne e Isabelle sono due sorelle che per molto tempo sono state distanti, che hanno interpretato la vita in due modi opposti. La guerra e ancor più l’occupazione nazista della Francia le vedrà ancora una volta divise ma vicine nel tentativo di opporsi alla violenza e salvare più innocenti possibili.
L’Usignolo di Kristin Hannah è un romanzo di una potenza impressionante, non solo per la tematica trattata – la resistenza francese – ma per lo stile semplice e senza fronzoli che trasmette tutta la drammaticità della situazione.
Le due protagoniste, Vianne e Isabelle, sono due sorelle diversissime: la prima saggia, cauta e rispettosa delle regole tanto quanto la seconda è insofferente e pronta a mettersi nei guai in nome della verità. Due donne che mostrano le due facce della stessa guerra.
Vianne vive nelle campagne francesi circondata dai nazisti, e le sue energie sono spese tutte per tenere al sicuro sua figlia Sophie. Ogni giorno deve fare i conti con la fame, con il freddo, con il terrore dei soldati nazisti e dei bombardamenti, con la violenza brutale, con le deportazioni di massa di persone care, con il rimorso per quello che è stata costretta a fare per salvare la sorella.
Viceversa Isabelle, di indole troppo ribelle per aspettare che la guerra faccia il suo corso, diventa subito un’esponente di rilievo del movimento per la Francia libera e si offre volontaria per portare in salvo gli aviatori inglesi e americani in Spagna, attraversando a piedi i Pirenei. Ogni volta è un viaggio della speranza dalle conseguenze potenzialmente mortali. L’Usignolo del titolo è lei, un’eroina dal coraggio fuori dal comune. Ma non è l’unica. A sabotare l’operato dei nazisti e ad aiutare gli alleati a liberare la Francia c’è una rete di persone valorose; tra queste c’è chi mai avrebbero pensato di avere la forza di alzare la testa ma che ora sente di non poter più stare a guardare.
Vianne non esitò. Adesso sapeva che nessuno poteva essere neutrale, non più, e per quanto avesse paura di mettere in pericolo la vita di Sophie, d’un tratto ebbe più paura di lasciar crescere sua figlia in un mondo in cui le brave persone non facevano nulla per fermare il male, in cui una donna di buon cuore poteva voltare le spalle a un’amica nel momento del bisogno.
Di libri sulla Seconda guerra mondiale ce ne sono parecchi in giro, e non dico che questo sia il più riuscito o il più commovente. Certo è che l’autrice rende con dovizia di particolari le difficoltà di sopravvivere, l’attesa per il ritorno degli uomini, la paura di quello che potrebbe succedere se si venisse scoperti ad aiutare gli Alleati, la fiducia (o la speranza) che una causa giusta come la loro non può che trionfare, la forza di volontà per portare a termine un’impresa estrema, ben sapendo che si tratta solo di una goccia nel mare. E poi l’amore. Che senso ha combattere se non c’è un motivo superiore per cui valga la pena di rischiare la vita?
L’Usignolo è un romanzo emozionante, che merita senz’altro di essere letto.