Il nascituro pronto per essere messo al mondo da Trudy è lì che ascolta, muto e cieco, i piani di sua madre e dello zio Claude per eliminare il padre ed ereditare l’edificio di Hamilton Terrace.
Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna.
Questo è l’incipit dell’ultima prova letteraria di Ian McEwan, Nel guscio. Nel guscio: è lì che è racchiuso il protagonista e voce narrante di questo romanzo tragicomico, avvincente e sarcastico, che ricalca in chiave moderna il dramma di Amleto. Nel suo caldo e protetto guscio, nel ventre materno, già in posizione per venire al mondo. Ed è da lì che questo bambino non ancora nato ascolta il mondo esterno, lo esamina, si fa un’opinione di tutto ciò che ascolta. Il piccolo feto saprebbe discorrere senza incertezze della situazione economica della Corea del Nord, della sanità norvegese, dei nazionalismi che stanno distruggendo l’Europa, della precarietà della pace nel mondo, dei bambini che muoiono di fame in Africa, dell’obesità americana, del mutamento climatico, delle migliori annate vinicole (che perfetto intenditore di vini è il nascituro!). E con che ironia sfotte la situazione dell’eterno erede al trono, Carlo d’Inghilterra.
Insomma, un inizio scoppiettante quello che ci presenta Ian McEwan, che non perde occasione per muovere il suo personale atto d’accusa all’umanità intera.
Ho sentito abbastanza discorsi simili per aver imparato a chiamare a raccolta le contro-argomentazioni. Il pessimismo è una scelta troppo facile, per non dire deliziosa, stemma e cimiero di intellettuali di ogni latitudine. Assolve le classi dei pensatori dal compito di trovare soluzioni.
Ma ad un certo punto, con l’orecchio premuto sul ventre materno ascolta ciò che non si aspetterebbe di sentire: un piano orribile ordito dalla madre e dallo zio per uccidere suo padre, John che, ignaro di tutto, ancora cerca un ricongiungimento con la moglie.
Mia madre è coinvolta in un complotto e di conseguenza lo sono anch’io, anche se il mio ruolo potrebbe essere quello di sventarlo. Oppure, se dovessi giungere al dunque in ritardo, da quell’allocco che sono, almeno di fare vendetta.
Un triangolo amoroso dalle conseguenze nefaste visto da un punto di vista davvero fuori dal comune, da chi ancora non c’è ma è spettatore inerme di ciò che sta per succedere.
Che dire? Originale, ben pensato, ben scritto. Non posso che fare un plauso al genio di McEwan che ha creato un’opera brillante, divertente, con quella suspense che non ti permettere di chiudere il libro fino a che non si è arrivati all’ultima parola. Questo è quanto è successo a me. Divorato in un giorno!