Il detective Teresa Battaglia è chiamata a risolvere il caso di un quadro dipinto col sangue durante la seconda guerra mondiale. L’autore però è un uomo che da allora si è chiuso in un mutismo assoluto.
Dopo aver sentito parlare molto bene di Ninfa dormiente di Ilaria Tuti, eccomi a dire la mia in merito.
Il plot è molto intrigante e presuppone un’inchiesta che riporta agli anni terribili della guerra, quando anche le azioni più atroci possono essere giustificate in virtù della difesa della patria.
Il problema grosso però è lo stile, che non ho trovato consono al genere thriller che, per sua natura, deve avere dei tempi serrati, deve essere brillante, deve saper incatenare il lettore alla pagina. Qui invece la Tuti usa una scrittura troppo prolissa, descrittiva fino all’esasperazione: le ambientazioni, i personaggi, i flashback, ogni dettaglio è minuziosamente delineato.
Tutto ciò non solo rende insopportabilmente lento il procedere della lettura, ma fa sì che si legga con distrazione un intero paragrafo credendolo inutile e si è costretti un attimo dopo a tornare indietro per recuperare un dettaglio potenzialmente rilevante. Morale della favola: l’ho finito spinta dalla curiosità di sapere quale mistero si nasconde dietro al quadro insanguinato ma senza nessun trasporto.