Carlo e Alice lasciano L’Aquila e prendono due strade diverse: lei va a lavorare in una casa-famiglia a Genova, lui viene assunto in un’azienda di lingerie a Bologna. La loro storia d’amore è a un’impasse e non è detto che riescano a superare la lontananza e le differenti visioni della nuova realtà lavorativa.
Noi due è un romanzo che vuole essere lo specchio dei nostri tempi, mettendo in luce le difficoltà dei giovani di rendersi economicamente autonomi e la conseguente necessità di reinventarsi cercando una collocazione nel mondo lavorativo. Le lauree chiuse in un cassetto e un impiego che poco ha a che fare con il percorso di studi.
Beh, da questo punto di vista Alice e Carlo sono davvero l’esempio lampante di quanti lasciano la terra natale per cercare fortuna altrove, tanto più che il loro sogno li vedeva insieme e felici nella loro città, L’Aquila, dal 2009 devastata e senza prospettive di un futuro florido.
Qui lo pensano tutti che non sarà più, anche quelli che lottano ogni giorno. Nessuno parla più di ricostruzione, in questa Italia povera e senza soldi. Le casette con lo champagne regalate da Berlusconi sono diventate ormai la vita quotidiana.
Detto questo però il romanzo non ha nulla che lo faccia spiccare per incisività. È un racconto fine a se stesso che procede senza scossoni, senza verve, ma soprattutto senza un particolare messaggio. Forse Giorgio Diritti (che di mestiere fa il regista e non si capisce perché si è voluto cimentare con il romanzo) si è immaginato una sceneggiatura e sperava di farne un film. Ma a mio giudizio, anche quello sarebbe un flop!
Non basta prendere due personaggi e costruire una storia che non ha né capo né coda descrivendo qualche aneddoto per riempire 286 pagine.
Forse non l’ho capito io il senso di questo libro. Nel caso, chiedo venia!
Giorgio Diritti
Noi due
Rizzoli, 2014
pp. 286