Kathy, Tommy e Ruth non hanno genitori e vivono in un particolarissimo college inglese. È lì che conosceranno l’amicizia, l’amore ma anche la gelosia ed è lì che si prepareranno a ciò che li aspetta una volta varcata l’età adulta. Un destino non comune il loro, eppure così importante.
Non appena ho finito di leggere Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro la prima considerazione è stata che mai mi sarei aspettata un libro così. Onestamente non conoscevo questo autore e forse non l’avrei conosciuto se non gli fosse stato assegnato il Premio Nobel. Beh, aver letto un solo libro non fa di me un’esperta né mi dà la possibilità di farmi un’idea chiara del genio stilistico di questo autore – anche se ne ho avuto un assaggio.
Ad essere sincera, non posso dire che il libro mi abbia entusiasmato da subito. E non credo di averlo capito del tutto né che mi sia piaciuto del tutto.
Certo è che mi ha spiazzato. Quello che posso dire con certezza è che per esserne catturati bisogna lasciarsi andare, non cercare di interpretarlo con il senso comune ma far sì che le cose accadano davanti ai propri occhi. Solo alla fine i nodi vengono al pettine e si capisce la vera natura dei protagonisti, e i loro dubbi e quelli del lettore trovano risposte.
Di certo, Non lasciarmi è un libro sopra le righe: inizia come un qualsiasi romanzo di formazione per poi trasformarsi in qualcosa a metà tra fantascienza e distopia.
La prima parte è tutta incentrata sul triangolo amoroso tra Kathy, Tommy e Ruth, un legame il loro fatto di confidenze, piccole bugie e tradimenti. Tre adolescenti come tanti. Ma loro non sono come gli altri. Loro sono cresciuti in un college “speciale” con insegnanti che si occupano della loro educazione ma soprattutto che li esortano a tirar fuori la loro anima. Sanno già quale sarà il loro destino ma non lo capiscono fino in fondo; lo hanno imparato come qualunque altra materia scolastica. È solo quando escono da Hailsham che hanno un riscontro diretto di ciò che li aspetta.
Così rimani in attesa, anche se non sai esattamente di cosa, in attesa del momento in cui comprenderai che sei davvero diversa da loro; che là fuori ci sono persone, come Madame, che non ti odiano o ti augurano alcun male, ma che tuttavia rabbrividiscono al solo pensiero di una come te – di come sei venuta al mondo e perché – e che sono terrorizzate all’idea che la tua mano sfiori la loro. La prima volta che cogli l’immagine di te attraverso gli occhi di una persona simile, è una sensazione tremenda. È come passare davanti a uno specchio davanti al quale sei passata ogni giorno della tua vita, e che all’improvviso riflette qualcos’altro, qualcosa di strano e inquietante.
Ed è quando entrano nell’età adulta che inizia il loro dramma personale:
Poi c’è la solitudine. Cresci circondata da moltissime persone, che sono sempre state il tuo mondo, e all’improvviso sei diventata un’assistente.
Il lettore, che pure ha qualche elemento per cogliere la drammaticità della situazione, è solo nella seconda parte e ancor più nel finale che mette insieme i pezzi e si rende conto davvero di quale sia il destino dei protagonisti. Le loro esperienze adolescenziali, l’innamoramento, il sesso non sono che una parentesi nel percorso che è stato pensato per loro, nel loro ciclo vitale.
Tutto il libro è giocato sull’attesa che questo ciclo si concluda. Un’attesa che porta con sé una tensione emotiva non indifferente e un finale che racchiude un messaggio importante sulla discutibilità degli esiti del progresso tecnologico. Un libro difficile da digerire ma che merita di essere letto.