Jonathan è stato accusato di violenza su un minore ma le prove a suo carico non sono sufficienti per incriminarlo ed è provvisoriamente rimesso in libertà. Il ritorno a casa segna per lui un periodo di autoanalisi, se non fosse che controllare gli impulsi sessuali non sarà più tanto facile quando la piccola Elke entra nella sua vita…
Nuvole di fango, il romanzo d’esordio della psicologa olandese Inge Schilperoord, è un libro potente, cruento e ipnotico al tempo stesso.
Sono solo tre i personaggi di questa storia ma soltanto lui, Jonathan, è realmente al centro della scena; di contro facciamo la conoscenza sporadica di sua madre, immobile presenza (anche un tantino menefreghista, direi) e di Elke, ragazzina contesa da due genitori assenti e perciò in cerca di una qualche forma di affetto e protezione. E quest’ultima, pur essendo l’oggetto del desiderio del protagonista, ci viene presentata non da un punto di vista oggettivo ma solo come riflesso delle attenzioni di Jonathan e tentazione da cui fuggire.
Le situazioni ad alto rischio andavano evitate: quello era uno dei punti più importanti. E poi c’erano i meccanismi di adattamento, i modi per gestire lo stress. Cercare distrazioni, hobby, sbarazzarsi dei problemi. Doveva mantenere alto il punteggio.
Metodico a livello quasi maniacale, Jonathan segue una routine scandita minuto per minuto, secondo un programma studiato per mantenere la concentrazione fissa su di sé, sui propri nervi, con il solo obiettivo di controllare i pensieri e gli impulsi sessuali. Non è la persona ad essere deviante ma le azioni che commette: questo è il mantra che Jonathan si ripete di continuo; perciò tutto sta a correggere le proprie azioni! Rieducare se stesso è l’unica occasione che ha per riscattarsi e non finire di nuovo dietro le sbarre.
Ma via via che i giorni passano, piccoli (e per chiunque altro insignificanti) ritardi sulla sua personale tabella di marcia segnano l’avvicinarsi di un epilogo inevitabile. Lo sa Jonathan e lo sa il lettore, che nota il cambiamento e sente montare dentro la tensione della situazione.
Tutto si svolge in una calma apparente, in un’atmosfera claustrofobica in cui il tempo sembra sospeso in attesa che qualcosa di drammatico abbia inizio. La quiete prima della tempesta, verrebbe da dire. E in effetti così è. Le ultime pagine infatti trascinano in un vortice che lascia senza fiato, allibiti e sconcertati, lì fermi a guardare impotenti un epilogo spiazzante e perfetto.
Per tutta la prima metà del libro la scrittura registra questo stato d’animo di immobilismo. Un ritmo lento e misurato che però si carica di tensione ad ogni pagina lasciando nel lettore un senso di inquietudine.
Ma la vera abilità della scrittrice olandese – che non per niente è abituata a trattare casi simili – sta nell’aver tratteggiato il protagonista non come un mostro, ma come un malato che lotta contro la sua natura per non cadere in errore. È un uomo fragile e vulnerabile che ha a cuore il bene degli altri e si comporta di conseguenza per rendersi utile. Un uomo, che come il pesce che dà il titolo al romanzo (la tinca o “Nuvole di fango”), si nasconde al mondo per cercare la sua personale salvezza. Per questo motivo il lettore non prova mai nei suoi confronti una reale repulsione né lo condanna apertamente, ma non può che provare compassione e biasimo.
Nuvole di fango è un romanzo magnetico, di quelli che vanno assaporati lentamente, se si vuole entrare nella labirintica mente di un pedofilo pentito.