Nella Berlino del 1942 Otto e Anna, dopo aver perso il loro unico figlio al fronte, cominciano a maturare ostilità nei confronti del regime nazista e si decidono a dare il loro contributo alla causa della resistenza. Le conseguenze saranno irrimediabili: verranno arrestati e moriranno per decapitazione, dopo aver scoperto l’inutilità del loro tentativo di sabotaggio.
In Ognuno muore solo Hans Fallada racconta una pagina della resistenza non molto nota: quella operata dagli oppositori tedeschi. Otto ed Elise Hampel (che nel romanzo sono rinominati Otto e Anna Quangel) sono stati una coppia di mezza età decisa a mettere i bastoni tra le ruote allo stato nazista, a diffondere il malcontento, a istigare alla rivolta. Lo fanno lasciando sulle scale dei palazzi più frequentati cartoline (spesso grammaticalmente scorrette), in cui denunciano la prepotenza di Hitler e l’immoralità della guerra da lui iniziata.
La loro opera di sabotaggio, durata più di due anni, non ha però l’effetto sperato perché chiunque trovi la cartolina se ne libera immediatamente o la porta agli uffici della Gestapo. Vige la paura: chiunque sia solo sospettato di essere un nemico della patria viene incarcerato e torturato – c’è anche chi confessa pene non commesse solo per mettere fine ai violenti interrogatori.
Il destino dei coniugi Quangel è segnato: il cerchio si chiude intorno a loro e la macchina della morte si mette in moto con un processo ingiusto e una prigionia lenta e atroce.
Una resistenza isolata, quella di Otto e Anna, una resistenza che non ha prodotto i suoi frutti ma che getta comunque un granello di sabbia in un mare di omertà, paura e ipocrisia.
Abbiamo dovuto agire ognuno per conto suo, e siamo stati presi uno per uno, e ognuno di noi morrà solo. Ma non per questo siamo soli, Quangel, non per questo moriamo inutilmente. A questo mondo nulla accade inutilmente, e poiché combattiamo per la giustizia contro la forza bruta, saremo noi i vincitori, alla fine.
L’atmosfera descritta dall’autore rende chiaramente il clima di terrore che serpeggia a Berlino (e non solo lì), ma anche la meschinità di chi vuole approfittare della debolezza della gente.
Un’opera scritta di getto (Fallada impiegò solo ventiquattro giorni a finirlo) ma che ha la profondità dei grandi romanzi. Un libro che rischiava di finire nel dimenticatoio ma che ora, ad oltre 70 anni dalla stesura, porta sugli scaffali italiani questa storia indimenticabile di coraggio ed eroismo.