Il re dei camosci, capobranco temuto e rispettato dai suoi simili, sente che la sua morte è vicina. Davanti a lui un cacciatore, un ladro di vita, imbraccia il suo fucile. Si conoscono loro due, hanno un conto in sospeso da tutta la vita…
Dopo Tu, mio, I pesci non chiudono gli occhi e Il giorno prima della felicità, questo è il primo libro di De Luca che leggo in cui non si parli dell’adolescenza e del passaggio all’età adulta. Niente più bambini alle prese con il mondo dei grandi, niente più romanzo di formazione. Si cambia anche scenario: basta mare, si sale ad alta quota. E finalmente, vorrei pure dire: avrò scelto male io, ma i tre che ho citato non è che siano poi così dissimili tra loro, e arrivata al terzo il sapore del “già letto” mi aveva riempito la bocca.
Ne Il peso della farfalla ad essere sviscerata è un’altra epoca della vita, quella cioè che precede la morte, quando si sentono le forze venir meno, quando ormai si ha la consapevolezza che la fine è vicina e che si sta entrando nell’ultima decisiva stagione dell’esistenza. E questo percorso lo intraprendono di pari passo un camoscio e il suo inseguitore, ormai vecchi. Si prendono lezioni dalle bestie. Mondo umano e mondo animale si guardano di sottecchi in questo romanzo di Erri De Luca, si studiano da lontano e inevitabilmente arrivano a uno scontro diretto. È nella natura delle cose.
Un uomo è quello che ha commesso. Se dimentica è un bicchiere messo alla rovescia, un vuoto chiuso.
Beh, per me questa regola non vale sempre. Spesso trovo la sua scrittura pretenziosa, un bel giro di parole, una sapiente lezione di stile, ma poi la sostanza mi lascia delusa.
Anche in questo caso ero scettica e le mie aspettative erano davvero basse. Ma devo ammettere che in questo caso mi devo ricredere. Lungi da me parlare di un capolavoro, ma è una storia tenera a modo suo, che fa perfino commuovere.
Il re dei camosci seppe improvvisamente che era quello il giorno. Le bestie stanno nel presente come vino in bottiglia, pronto a uscire. Le bestie sanno il tempo in tempo, quando serve saperlo. Pensarci prima è rovina di uomini e non prepara alla prontezza.
Resta il fatto che la sua scrittura non è pienamente nelle mie corde. È lampante la ricerca della parola giusta al posto giusto, quasi a cercare la perfetta musicalità della frase. Eppure io continuo a leggere in questa ricercatezza stilistica una forzatura e mancanza di spontaneità.
Purtroppo non credo che basti questo romanzo per farmi amare alla follia Erri De Luca, ma un punto a suo favore l’ha decisamente segnato.