Lazzari, ex professore di Storia romana, lascia i suoi studi per aprire un’enoteca, quando alla sua porta bussa un enigmatico Colonnello che lo ingaggia – non senza palesi ritorsioni – per scoprire il vero nome di Roma e ritrovare il lituo di Romolo. Inizia così la sua rocambolesca avventura sulle tracce della Città eterna in compagnia di un’affascinante ragazza, di un tombarolo e di una guardia del corpo.
A primo acchito in qualche modo la mia mente è andata ai grandiosi fanta-thriller di Glenn Cooper… ma non ci si impiega molto a capire che le similitudini con il grande scrittore statunitense finiscono qui. Peccato!
Il profanatore di biblioteche proibite è un romanzo che si fa leggere, è scorrevole e la scrittura non è male – eccezion fatta per qualche dialogo a dir poco surreale.
Piacevole la ricostruzione storica sulle origini di Roma, attingendo a piene mani dal serbatoio mitologico – in realtà quindi non si discosta molto dalle nozioni spicciole che si studiano a scuola. Intrigante la costruzione dei capitoli che si interrompono lasciando presagire importanti svolte nelle indagini e costringendo il lettore a proseguire nella lettura.
Quello che manca in questo libro è però l’adrenalina, elemento per nulla trascurabile nel genere thriller. Si macinano le pagine a ritmi sostenuti ma non c’è una vera compartecipazione del lettore e il livello di tensione rimane sempre molto basso.
Ma il difetto maggiore è che più vai avanti nella lettura e più ti rendi conto che alcuni dettagli non sono così indispensabili ai fini della narrazione. I due protagonisti poi hanno un gran da fare per sfuggire ai loro inseguitori e nel giro di un centinaio di pagine hanno già attraversato mezza Italia lasciando dietro sé una scia di cadaveri… ma senza che questi spostamenti siano risolutivi nell’indagine da portare a termine.
E poi il titolo davvero fuorviante. Quale profanatore? E di che biblioteche si sta parlando? Nel loro lungo vagabondare da una regione all’altra, mai una volta che accennino ad entrare in una biblioteca, né se ne parla mai.
Lettura rilassante, ma niente di più. L’impressione è che Davide Mosca abbia voluto cavalcare l’onda dei thriller di ambientazione storica – di gran moda in questi ultimi anni – ma quello che è venuto fuori è la brutta copia dei successi di Glenn Cooper e Dan Brown…