Sandra è una ragazza incinta che, in preda ai dubbi sul suo futuro (in primis sul rapporto col padre del bambino che aspetta) si rintana nella casa al mare della sorella. Julián è uno dei sopravvissuti ai campi di concentramento e ha vissuto dando la caccia ai demoni del suo passato. Le loro strade si incrociano quando conoscono i coniugi Christensen, due ex criminali nazisti.
Che fatica finire questo romanzo! Se fossi una persona che abbandona un libro a cuor leggero l’avrei fatto (prima della metà), però mi sono detta che se ha avuto tanto successo un motivo ci sarà… E invece ancora non me lo spiego. L’idea ci poteva stare: due perfetti sconosciuti cercano di smascherare un gruppo di ex agenti nazisti. Ma per barcamenarsi con successo in un mare di libri sulle conseguenze dell’Olocausto non basta un improbabile vendicatore, che poi a conti fatti non combina un granché.
Alla fine il lettore viene trascinato nelle vite di questi tedeschi dal passato losco, ormai vecchi ma arzilli più che mai, che passano le loro giornate tra shopping, feste e partite a golf. E anche quando si scopre che c’è un mistero da svelare – il che fa ben sperare che il romanzo prenda una piega più intrigante – il tutto si conclude con un nulla di fatto, lasciando a bocca asciutta il lettore.
Ma il vero problema di questo libro è la lentezza con cui procede la storia. A metà il lettore non ha praticamente saputo niente di più di quanto viene detto nelle prime 20 o 30 pagine (per non dire nella bandella riassuntiva). Ridondante all’inverosimile. E come se non bastasse, le vicende vengono narrate a due voci, da Sandra e da Julián, e in pratica quello che scopre lei nel paragrafo successivo viene esposto dal punto di vista di lui, e viceversa.
Onestamente mi sono fermata a riflettere a lungo su questo romanzo e mi sfugge completamente l’intento di partenza della Sánchez. Il profumo delle foglie di limone fa riferimento all’esperienza nei campi di concentramento ma non sembra che cerchi di strappare due lacrime facili, visto che manca completamente un vero momento di pathos e di commozione. Voleva forse essere un thriller, dato che c’è un mistero su cui i due protagonisti indagano. E poteva essere una pista interessante, ma non c’è neanche l’ombra di suspense o di colpi di scena – anzi le loro indagini si dissolvono in una nuvola di fumo.
Vorrei spendere due parole sulla moda dilagante degli ultimi anni. Cos’è questa mania di mettere nei titoli dei libri un profumo? Dello zenzero, delle rose, delle mandorle, della lavanda, delle mele rosse. Sembra di stare in profumeria, non in libreria. Avesse un senso nella storia lo capirei, ma vi assicuro che il profumo delle foglie di limone in questo romanzo non si sente affatto…
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