Mentre i suoi genitori sono chissà dove al fronte, la giovane Huong è costretta a nascondersi per scampare ai bombardamenti americani su Hanoi. In una città distrutta, mentre aspettano la fine della guerra e il ritorno dei soldati, la nonna Dieu le racconta la storia della sua vita per distrarla e per infonderle coraggio.
Fresco fresco di stampa ma che promette di diventare un bestseller grazie al passaparola, Quando le montagne cantano è il romanzo d’esordio della giornalista e poetessa Nguyen Phan Que Mai.
Ambientato in Vietnam in un arco di tempo che abbraccia tutto il Novecento, il libro ripercorre la vita di Dieu. La nonna è un po’ la memoria storica del Paese, ne ha viste tante: dall’occupazione francese a quella del Giappone, dalla carestia alla riforma agraria (una bruttissima pagina di storia che non viene riportata nei manuali scolastici) fino all’arrivo degli americani e alla guerra civile tra il Nord e il Sud.
La guerra del Vietnam viene ricostruita in tutte le sfaccettature: prima attraverso lo sguardo spaventato della piccola Huong che con sua nonna deve nascondersi nei rifugi antiaerei; quindi dal racconto di chi quella guerra l’ha combattuta in prima linea ed è stato costretto a puntare l’arma contro un fratello, un connazionale; infine descrivendo anche a distanza di tempo le ripercussioni fisiche e psicologiche dei sopravvissuti.
Una parte della nostra storia è stata cancellata, assieme alle vite d’innumerevoli persone. Ci è proibito parlare di eventi collegati a errori del passato o a comportamenti illeciti di chi comanda, perché proprio chi ci comanda si è arrogato il diritto di riscrivere la Storia. Ma ormai sei grande abbastanza per sapere che la Storia rimane impressa nei ricordi della gente e, finché questa memoria si tramanda, possiamo sperare di riuscire a fare meglio.
Quello che ci si presenta è un popolo violentato a più riprese, oltraggiato dagli stranieri, ma che si risolleva ogni volta e affronta a testa alta la ricostruzione di interi villaggi. A rappresentare questa Fenice che risorge dalle sue ceneri, l’autrice delinea a tutto tondo la figura di Dieu, una donna incrollabile, un pilastro indispensabile per i suoi figli e nipoti, che nella vita si è vista portar via tutto da un giorno all’altro ma si è rimboccata le maniche e ha ricostruito pezzo per pezzo il suo futuro e quello dei suoi cari. Più volte cade ma si rialza sempre con grande dignità, facendo affidamento sulle sue forze e su qualche gesto di solidarietà che le restituisce la fiducia nel prossimo.
È difficile trovare nella letteratura un personaggio così positivo, così granitico nella sua attitudine a non arrendersi, a non lasciarsi sopraffare dallo sconforto – un personaggio, va detto, davvero indimenticabile.
Quando le montagne cantano è indubbiamente un buon libro che dimostra a tratti una grande maturità narrativa mentre in altri passaggi la scrittura è più acerba con qualche trovata mélo che, a dire il vero, non mi ha entusiasmato. Ad ogni modo, credo che valga la pena di leggerlo perché apre una finestra su un Paese lontano da noi per cultura e modi di vivere.
«Le sfide affrontate dal popolo vietnamita nel corso della Storia sono come montagne altissime. Se sei troppo vicino, non puoi scorgerne le vette. Ma, allontanandoti dalle correnti della vita, riesci a guardarle in tutta la loro maestosità…»
E Nguyen Phan Que Mai ci dà un assaggio di quanto impervie siano state le sfide sostenute da questa gente.