Elena viene da una famiglia di profumiere che hanno trascorso tutta la vita a cercare il profumo perfetto, ma lei, pur avendo un talento innato, vorrebbe sottrarsi a questo destino. Ma grazie all’aiuto dell’amica Monique e di un ragazzo sensibile e premuroso, Cail, riesce a uscire da un periodo difficile e a trovare la sua strada.
Il sentiero dei profumi è uno dei tanti romanzi che spiccano sugli scaffali delle librerie di questi ultimi anni. Un profumo di qua, un pizzico di zenzero di là… E piacciono, piacciono tanto. Quindi la mia è una voce fuori dal coro, ma voglio proprio farla sentire forte e chiaro la mia voce.
Il libro di per sé non sarebbe male se non fosse che è una storia già trita e ritrita, e fin dalle prime pagine si ha l’impressione di averlo già letto. Anche se la protagonista non si chiama Elena e non è un’abile conoscitrice di profumi: stesso triste passato alle spalle (madre morta o assente), il classico abbandono da parte dell’ex (con o senza corna annesse), in dolce attesa e con mille dubbi sul futuro. Una storia già letta, anche se l’ennesimo vicino della porta accanto che riesce a far breccia nel suo cuore non è un esperto di rose, ma è anche lui un tipo solitario e schivo. E, dulcis in fundo, la spiccata capacità di capire le persone e saper trovare un modo non convenzionale di comunicare chi sei e cosa provi. Se fin qui non si fosse capito, il dubbio che la Caboni abbia letto Il linguaggio segreto dei fiori mi è venuto…
Il profumo non è qualcosa che si sceglie.
Il profumo è il sentiero. Percorrerlo significa trovare la propria anima.
Oltre al già sentito (risolvibile, se non sei mai entrato in una libreria), il problema principale di questo romanzo è che gira sempre intorno agli stessi concetti e la trama è talmente esile che, se si tagliassero qua e là alcune riflessioni di lei, di lui, dell’amica, del capo, della commessa, non rimarrebbe che un pugno di pagine.
Sì, i personaggi sono ben caratterizzati, non c’è dubbio… ma non basta! Che flop…