La quindicenne Clotilde è in vacanza in Corsica con la sua famiglia ma in un incidente d’auto muoiono la madre, il padre e il fratello Nicholas. Ventisette anni dopo, torna sull’isola con suo marito e sua figlia e scopre che la morte della sua famiglia potrebbe non essere stato un incidente.
Ancora una volta, Michel Bussi dimostra di essere uno scrittore che sa come creare un intreccio che tenga incollato il lettore pagina dopo pagina. In questo Tempo assassino si snodano due filoni paralleli: le vicende avvenute nell’estate del 1989 raccontate attraverso lo sguardo attento della giovane Clo e appuntate sul suo diario, e quelle del 2016, tra rivelazioni e crisi familiari.
Quel diario di una ragazzina finisce per essere il filo conduttore che mette insieme i pezzi e rivela (a sua insaputa) una verità scomoda.
Non riusciva a mettere in ordine i pezzi del puzzle, intuiva confusamente che la tragedia dell’estate ’89 aveva riguardato sia gli adulti che gli adolescenti, due cerchie separate, e che quel vecchio quaderno era il solo collegamento tra le due.
Un gioco ad intreccio in cui emergono rimpianti, rancori, rivincite personali, ma anche le speranze e i sogni di un gruppo di adolescenti, passioni amorose e tradimenti. E, tanto per non farsi mancare niente, irrompono misteriose presenze che tornano dal passato scombussolando gli equilibri già molto precari della protagonista e della sua famiglia.
Come già constatato in Non lasciare la mia mano, Bussi è abilissimo nel descrivere minuziosamente un luogo paradisiaco, esotico e affascinante, ancora quasi incontaminato dall’uomo. Eppure è proprio in questo posto da sogno che si consuma la tragedia, è qui che il rancore trova terreno fertile per portare a termine le proprie vendette personali.
Tanto valeva concludere il dramma com’era cominciato, se non altro per prendersi una rivincita sul destino, sfidarlo, chiudere il cerchio, sigillare il tutto e sbatterlo in fondo al Mediterraneo.
Che dire. Un libro ben scritto che, nonostante la mole, non fa calare la tensione e in cui i colpi di scena sono dosati a dovere. Nella parte centrale avrei omesso qua e là qualche dettaglio e uno o due episodi superflui tanto per alleggerire il tutto, ma le duecento pagine conclusive sono così intriganti che si leggono tutte d’un fiato. Consigliato!