Will è un 36enne disoccupato (vive degli introiti ricavati da una canzone natalizia scritta dal padre), sciupafemmine incallito e refrattario alle relazioni stabili. Marcus è un dodicenne problematico, preso in giro dai compagni di scuola e con una madre depressa e nevrotica. Quando i due si incontrano in circostanze tutt’altro che piacevoli, le loro vite non saranno più le stesse…
Un ragazzo probabilmente non rientrerà mai tra i libri indimenticabili che hanno fatto la storia della letteratura ma il suo autore, Nick Hornby, è uno che sa scrivere, sa emozionare e sa far riflettere come pochi scrittori dei nostri tempi. E lui un posticino nella Storia lo meriterebbe di certo. Non usa fronzoli, non cerca di imbellettare la sua scrittura, ma è diretto e arriva dritto al punto – e al cuore del lettore. E questo libro in particolare è un romanzo di poche pretese, ma mantiene ciò che promette: qualche ora spensierata in compagnia di personaggi reali. È leggero, è vero. Ma non di quelli che non lasciano niente. Depressione, tentati suicidi, bullismo sono solo alcuni dei temi trattati, ma sempre con una vena scanzonata e ironica.
Ma soprattutto parla di amicizia: quella tra Marcus, ragazzino sfigato, fuori moda, un nerd di oggi, e Will, il prototipo del quarantenne fighetto, eterno Peter Pan.
Marcus aveva bisogno di aiuto per essere un bambino, non un adulto. E, purtroppo per Will, questo era esattamente il tipo di assistenza che lui era qualificato a fornire. Non era in grado di dire a Marcus come crescere, o come affrontare una madre con manie suicide o cose del genere, ma poteva sicuramente dirgli che Kurt Cobain non giocava nel Manchester United, e per un dodicenne che andava a scuola alla fine del 1993 questa era forse l’informazione più importante.
E tra le pagine, tanta musica… in primis quella dei Nirvana.
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