David Lurie, professore di Letteratura alla Cape Town University, inizia una relazione con una sua studentessa che poi lo denuncia per molestie sessuali. Per lasciarsi alle spalle lo spiacevole incidente, David va a stare dalla figlia Lucy che vive in campagna e accetta le implicite condizioni della sua indipendenza.
Con Vergogna il Premio Nobel J.M. Coetzee indaga le varie sfaccettature di un sentimento che porta con sé frustrazione o pudore a seconda di chi lo prova.
David viene da Città del Capo, una realtà viva, occidentalizzata, abitata da bianchi che occupano le alte cariche, i posti migliori dell’università. Lui fa parte di quell’elite, è un professore rispettabile e rispettato, almeno fino a che le accuse di violenza sessuale gettano un’ombra sulla sua rispettabilità. Quando arriva nella provincia deve rendersi conto dell’arretratezza in cui ha scelto di vivere sua figlia Lucy.
La supremazia bianca in provincia non ha motivo di esistere: qui c’è una netta predominanza di gente nera – braccianti, contadini, allevatori – e padre e figlia rappresentano la minoranza bianca. Qui vige ancora una mentalità retrograda ed è la legge del più forte ad avere la meglio. La giustizia degli uomini ha poco valore e ancor meno possibilità di operare correttamente.
Qualcuno ha soffiato sulla fiammella del piacere di vivere. Come una foglia nella corrente, come uno sbuffo di fumo nel vento, ha cominciato a fluttuare verso la fine. David se ne rende conto con chiarezza, e questa visione lo riempie di disperazione. Parola appiccicosa che non riesce a scacciare. Il sangue della vita sta abbandonando il suo corpo per essere sostituito dalla disperazione, sostanza simile a un gas, inodora, insapora, priva di proprietà nutritive. La inspiri, le membra si distendono, cessi di lottare, anche nel momento in cui senti il freddo dell’acciaio sulla gola.
È fortissimo il contrasto tra i modi di vedere la vita dei due protagonisti, uno scontro che è generazionale ma, per certi versi, a parti invertite. David è un uomo di cultura, un intellettuale dalle ampie vedute e non dà mai segno di essere un maschilista o un razzista. Per lui l’ingiustizia subita dalla figlia è inaccettabile e non intende piegarsi alle regole del posto. Dal canto suo, Lucy è decisa a vivere in campagna e si dimostra remissiva nell’accettare la condizione che è prevista per lei, quella cioè di una donna sottomessa all’uomo, una donna che necessita della protezione maschile per la sua incolumità. Umiliazioni e soprusi sono il prezzo da pagare per rimanere nella terra che ama.
La vergogna del titolo è il sentimento che pervade tutto il romanzo: quella del professore emerito accusato di un presunto abuso di potere e bandito dal luogo di lavoro; quella ingiustificata della vittima di una violenza sessuale; quella – mischiata alla frustrazione – di colui che non è riuscito a proteggere il bene più prezioso, sua figlia, e vede in lei un atteggiamento arrendevole.
Una scrittura quella di Coetzee asciutta, scarna di particolari, eppure così incisiva da far percepire la rabbia repressa del protagonista, osservatore impotente di una palese ingiustizia, e l’atteggiamento sottomesso di sua figlia, nella sua muta accettazione della realtà delle cose.