Quando il giovane Ernesto, come ogni giorno, va a trovare la zia Antonia nell’ospizio di Bellano, l’inconfondibile odore di menta che solitamente la circonda è sovrastato prepotentemente da un fastidioso olezzo di aglio. Quale mistero si cela dietro questa anomalia?
Ho perso il conto di quanti libri di Andrea Vitali ho letto negli ultimi anni. Con Olive comprese è nata la nostra amicizia, un’amicizia che non delude mai, al limite lascia un po’ insoddisfatti…
Grazie a lui ho conosciuto ogni angolo della Bellano d’altri tempi: la caserma, la canonica, la stazione del treno, il Comune, l’ambulatorio, il cotonificio, la taverna, la macelleria, l’atelier della modista. Con lui sono entrata nelle case di molti dei suoi abitanti, lì dove la vita brulica e i pettegolezzi volano di bocca in bocca. E poi c’è il lago di Como, immerso nella nebbia. Mi sembra di aver percorso il lungolago centimetro per centimetro. Oggi ho scoperto che c’è anche una casa di riposo a Bellano e che i suoi ospiti vivono sereni, accuditi dalle amorevoli cure delle suore.
La capacità di Vitali è quella di tenere incollato alla pagina con un ritmo della storia lento ma ben ponderato, cadenzato da piccoli indizi disseminati in ogni capitolo. La curiosità è tale che non riesci a staccare il naso dalle pagine. E così quei capitoli di un paio di pagine ciascuno diventano una droga: uno tira l’altro – come le mentine della zia Antonia, appunto – e ti ritrovi con appena un pugno di pagine ancora da leggere.
Quel suo modo di scrivere brillante, genuino ed esilarante, spesso sboccato ma con umorismo irresistibile, è un piacere per la mente.
Del silenzio imbarazzato che calò nell’ufficio approfittò l’aglio. Rinvigorito dall’assenza di dialogo, rivendicò il primato di principe degli olezzi, solleticando le narici del Fastelli.
E il finale… Senza voler svelare nulla posso dire che tra tutti i romanzi che ho letto di Vitali, questo è quello che ha la conclusione più spiazzante.
Unica pecca di questo libro è che è troppo breve. Finisce in una manciata di ore, mentre vorresti che la goduria durasse all’infinito.